Francesco Bombagi fotografa al meglio la qualità di un organico ampio come quello del Catanzaro.
Una rosa vasta, composta unicamente da potenziali titolari, da gente che giocherebbe in maniera inamovibile ovunque; questo, tuttavia, è il rovescio della medaglia: qualcuno (anzi, più di qualcuno) inevitabilmente deve star fuori. Ma, come dimostrato sul campo da Vivarini e ribadito più volte, non si tratta ovviamente di gerarchie o calciatori tenuti ai margini, ma coinvolti nei momenti clou delle partite, quando c’è da scrivere la parola “fine” e portare a casa il risultato. E nelle rotazioni proposte dall’allenatore, Bombagi (come Cianci e Curcio ad esempio) è un ingresso garantito. Contro il Messina il debutto da titolare dove ha fornito un’ottima prestazione.
L’esperto giocatore sardo traccia un personale bilancio ai microfoni: “Ho avvertito più tranquillità quest’estate, ho avuto una condizione sempre in crescendo. La squadra è partita subito bene, quindi è molto più facile mantenere la concentrazione al massimo. A me interessa mostrarmi disponibile e rispondere presente quando il mister mi chiama in causa. Tutti coloro che sono subentrati hanno sempre dato il massimo”.
L’ex Teramo dimostra di vivere serenamente questa situazione, rifiutando di sentirsi alter ego di Sounas, anzi, felice del rendimento del compagno: “Conta sentirsi protagonisti nonostante il minutaggio possa essere inferiore. Con ‘Dimi’ -Sounas – ci alterniamo benissimo, siamo simili, quindi è il mister a scegliere chi si addice al contesto. Lui è partito benissimo, non è un problema per me stare alle sue spalle, l’obiettivo di squadra è prioritario”. E sul suo livello di empatia con Vivarini ammette: “Il mister intende il ruolo di mezzala in maniera molto offensiva, correndo anche parecchio in fase difensiva. Il suo modo di intendere il calcio mi diverte tanto, perché induce a liberare palla in zone importanti di campo e da trequartista e seconda punta, a me interessa ricevere palla a ridosso dell’area”.
Attraverso le sue parole trapelano gli ingredienti alla base del rendimento di questo Catanzaro: la coesione del gruppo, l’affiatamento, anche fuori dal campo. Ed in tal senso sottolinea il numero 10 delle Aquile: “Già lo scorso anno puntavamo sull’importanza del gruppo, poi da gennaio è scattata la scintilla, quell’alchimia che delle volte si crea nello spogliatoio – rivela sorridendo -. Non è servito ‘impegno’ da parte di noi reduci dalla scorsa stagione per far integrare i nuovi arrivati, i quali si son calati nel nuovo contesto da subito. C’è una bella alchimia, aria pulita, sana, con tanta voglia di fare, la squadra sembra in crescita di partita in partita dalla fine della chiusura della scorsa stagione, quando abbiamo avuto qualche rammarico perché abbiamo dimostrato di poter essere pronti a giocare in una categoria superiore. Ora siamo partiti con la stessa voglia ma più consapevolezza, però è importante mantenere questa umiltà”.
La vittoria di Torre Del Greco è stata figlia della lezione appresa a Cerignola, Bombagi passa in rassegna questo avvio di torneo, estendendo le sue considerazioni: “Se nelle gare iniziali abbiamo palesato qualche piccola disattenzione, con la Turris non abbiamo concesso praticamente nulla ed è ciò che cercheremo di fare per tutto il campionato – dice -. Ci sono tante squadre forti, qualcuna è partita a rilento, ma dobbiamo guardare in casa nostra e restare con i piedi a terra. Per questo anche ad Andria andremo concentrati per dare il massimo”.
Nel riavvolgere il nastro dei mesi passati, allorquando era praticamente in procinto di andar via a gennaio, Bombagi osserva: “Ho qualcosa da rimproverarmi per la prima parte di stagione, mentre nel girone di ritorno ho giocato veramente poco, se non qualche spezzone tra le ultime giornate e i playoff. Non è facile, poi, assimilare i concetti di un mister nuovo – ammette -. In quattordici anni non avevo mai giocato in questo modo, con una continua sfida uomo contro uomo per tutta la partita! Ma il mister dà sempre stimoli e ciò serve a mettersi alla prova. Alcuni mi rimproverano di indugiare a volte nel tentare la giocata, ma a 33 anni è difficile ormai cambiare”.
Infine, una personale analisi, quasi introspettiva, del suo percorso, della sua carriera, con qualche piccolo rimpianto malcelato: “Non ho niente da rimproverami, sono contento di quanto fatto. Certo, qualche chance in più in serie B l’avrei voluta, purtroppo non è successo. A volte non è dipeso da me, a volte da qualche infortunio e poi ha influito anche il momento storico del calcio – osserva – perché sette/ otto anni fa era diverso, non era così incentivato a dare opportunità a giovani anche in B”.