Finalmente disteso, finalmente un sorriso. Non che non fosse mai avvenuto prima, sia chiaro! Ma Vincenzo Vivarini, non è mai uscito dal suo ruolo. Da quello di timoniere saggio, previdente, lungimirante, un po’ padre, un po’ generale. Ma questo sorriso, esausto, ha un sapore diverso. Il sapore della vittoria. Il sapore della Serie B, tornata a Catanzaro dopo diciannove anni.
Ma fuori luogo, mai una reazione scomposta, mai una parola di troppo. E così, nella sala stampa dell’Arechi di Salerno, l’allenatore del Catanzaro si è potuto liberare, ringraziando tutti e levandosi qualche sassolino, nei confronti delle – poche – negatività che hanno caratterizzato il suo percorso.
Senza mai abbandonare il suo stile, il suo aplomb, il tecnico ai microfoni ha ringraziamenti ed elogi, doverosi, per tutti, dallo staff, alla proprietà, alla tifoseria. Alla gente. La sua gente.
“Io ho in mente il Catanzaro della A – dice il mister, riprendendo un concetto già esposto in passato, pubblicamente -. Qui ho trovato una passione che ardeva nel cuore di questa gente. Città, tifoseria e società se lo meritano. Non potevo non dare il massimo di quanto avevo! Arrivando, ho trovato uno zoccolo duro con cui mi sono allineato da subito e tutti ci siamo calati nel progetto tecnico, dominando dalla prima all’ultima partita”.
Vivarini, quindi, continua: “Si sono coniugati tutti i fattori. Abbiamo ottenuto consensi e applausi su tutti i campi, dando spettacolo sugli spalti. Ringrazio tutti, ancora non realizzo“. Impossibile celare l’emozione, il pensiero alla famiglia, alle figlie.
“La squadra è cresciuta un passo dopo l’altro – aggiunge il trainer abruzzese – Arrivando, l’anno scorso, ho travato una situazione che faceva un calcio diverso da quello che volevo io. Allora sono entrato in punta di piedi, ho studiato la situazione e, man mano che il tempo passava, mettevamo un tassello per cercare di diventare squadra. Poi, mi sono accorto che la squadra fosse superiore fin dalla prima giornata”.
E oggi, dopo questo trionfo, con questo tripudio, il Vivarini uomo non può che guardarsi indietro: “Io ho accettato tutto dal calcio, ma ho ricevuto tantissime cattiverie – rivela -. Analizzando il mio percorso, non individuo un contesto nel quale io non sia stato apprezzato, ma ho ricevuto ingiustizie. Questo traguardo mi consente di togliere dei sassolini dalle scarpe, perciò sono orgoglioso. Cosa dà questa sicurezza? Il lavoro”.
Un Vivarini che passa in rassegna tutte le tappe di questo cammino, soffermandosi sul fatto che non ci siano stati momenti negativi nel corso dell’annata. Una gioia sconfinata, per la quale non serve proiettarsi verso altri pensieri. A cominciare dal capitolo rinnovo, sul quale il tecnico glissa: “Ora voglio divertirmi in questi giorni e poi analizzare. Vero è che ci sono tutti i presupposti per far bene. Ora dobbiamo goderci ciò che abbiamo ottenuto”.
E che la festa abbia inizio.
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