Antonini, cuore e umiltà: “L’opportunità che aspettavo”

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Aveva già lasciato intravedere quanto fosse un ragazzo a modo, garbato e gentile, nel video di presentazione diffuso dai canali ufficiali dell’US Catanzaro, Matias Antonini Lui. La famiglia, l’Italia, le speranze, la Serie B: argomenti appena accennati, la prima volta davanti ad una telecamera, da calciatore giallorosso (LEGGI QUI).

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Sensazioni poi confermate in campo, col pallone tra i piedi però: nello scampolo contro il Palermo, ma soprattutto nel corso del match di La Spezia, durante il quale gli è toccato sostituire il ministro Brighenti, in difesa: risultato, un figurone, un’ottima prova, tanto da venir fuori come uno dei migliori in campo tra le Aquile (beccandosi un bel “7” in pagella LEGGI QUI).

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Oggi pomeriggio, nell’incontro con la stampa, al termine dell’allenamento che condurrà alla sfida di sabato, contro l’Ascoli, si è detto entusiasta di questa avventura. E chissà che, l’impiego dell’ex difensore del Taranto (legatosi al Catanzaro fino al 2027) non sia stato solo come “sostituto di…”, bensì da potenziale titolare. In ogni caso, Vivarini potrà dirsi piacevolmente in difficoltà per la collocazione da dare al ragazzo di Porto Alegre.

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“Fin dal primo giorno ho cercato di entrare nei meccanismi della squadra, ascoltare il mister e fare ciò che mi chiedeva. Certamente i ragazzi mi hanno dato una mano per farmi sentire da subito parte del gruppo – specifica in prima battuta Antonini, squisitamente disinvolto e con una proprietà di linguaggio eccezionale -. In partita, poi, ho semplicemente cercato di fare quello che avevamo preparato in settimana e di stare sul pezzo, con attenzione, per riuscire a portare a casa il risultato”. 

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Uno di famiglia: Matias è il ragazzo della porta accanto, a cui chiedere lo zucchero se lo hai finito o un passaggio in macchina, il ragazzo umile che, comunque, ti aiuterà. Così come determinante è stato il sostegno dei compagni, una volta approdato sui Tre Colli:Mi hanno aiutato ad affrontare le normali difficoltà dei primi minuti, anche nel riscaldamento, facendomi sentire tranquillo – continua -. Così sono sceso in campo sereno, restando calmo”.

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Ecco, nel vedere il numero 4 dei giallorossi – in tenuta blue, al “Picco” – sembrava fosse qui da molto molto tempo, sembrava non avvertire minimamente il salto di categoria: Le differenze che ho riscontrato tra C e B? A primo impatto i ritmi, ma anche la tecnica individuale – spiega -. I calciatori sono molto più bravi, sbagliano di meno e vanno forte. Ma sono aspetti che col lavoro di ogni giorno, pian piano, si miglioreranno. Non sono certo il primo calciatore ad aver fatto il salto dalla C alla B, ce ne sono tanti che sono riusciti a colmare il divario. Penso di essere sulla strada giusta per adattarmi nel minor tempo possibile”.

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E ancora: “In queste settimane ho capito perché fosse difficile giocare contro il Catanzaro! Per star qui serve molta attenzione, occorre fare sempre la scelta giusta, si fa un calcio molto propositivo, bello da vedere, e per un difensore è bello farne parte – prosegue il difensore brasiliano -. Ma dobbiamo stare attenti sulla fase difensiva, cercando di vincere senza subire gol”.

Inevitabilmente, il pensiero ritorna al suo percorso, ai sacrifici affrontati dalla famiglia per coronare il sogno: “Dal Brasile porto il modo di affrontare le cose, siano esse positive o negative, sempre con serenità, poiché tutto ha una soluzione, anche ciò che sembra impossibile – osserva saggiamente il classe ’98 -. Sono arrivato in Italia all’età di quattordici anni! Qui ho imparato come affrontare il lavoro, sono cresciuto come persona, anche grazie agli insegnamenti dei miei genitori”.

Un ragazzo – anzi, un uomo – indubbiamente sensibile, profondo, mai banale, che pondera bene le risposte prima di aprir bocca: “A tutti piacerebbe giocare ad alti livelli già a diciott’anni, ma ognuno ha il suo percorso, la sua storia – sostiene Antonini -. Se sono arrivato in B a quest’età il merito o il demerito sono solo miei, so cosa ho passato, i momenti difficili che ho dovuto superare, ma sono contento del mio percorso”. 

mister Eziolino Capuano-Taranto

Un traguardo – o, per meglio dire, un trampolino di lancio – sul quale si è rivelato determinante il ruolo di Eziolino Capuano, suo timoniere a Taranto. “Cosa mi ha detto il mister, prima di venire a Catanzaro? Fai vedere a tutti che avevo ragione io! Con lui ho legato molto perché mi ha insegnato tantissimo, in campo e fuori – dice, rispondendo ad una nostra precisa domanda -. Mi ha dato fiducia come mai nessuno prima, quindi gli devo tanto. Se sono arrivato qui, è anche merito suo”. 

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Il Taranto, per l’appunto: il club ionico aveva portato Antonini a incrociare Catanzaro e il Catanzaro, come ribadito in precedenza: “Quando son venuto da avversario la tifoseria e il modo di giocare della squadra mi avevano impressionato – sottolinea -. La mia volontà era far carriera, per cui avevo detto che, se fosse arrivata, avrei colto l’opportunità di salire di categoria in una squadra forte. C’era stato un momento in cui la trattativa si era bloccata, ma quando mi hanno chiesto cosa volessi fare, ho espresso serenamente la mia opinione e la mia intenzione di venir qui”. 

Titolare o no, per Antonini a questo punto deve importare marginalmente, per ora: il suo contributo sarà a prescindere essenziale. “Ognuno di noi deve avere l’ambizione di giocare sempre. Qui è normale che vi siano delle gerarchie importanti – ammette -, ma io mi sono messo a disposizione, facendo il mio, dal primo giorno. Se avrò la possibilità di fare altri novanta minuti, o giocare anche solo un minuto o incitare i compagni dalla panchina non sarà un problema per me! Cercherò sempre di fare del mio meglio“. 

 

 

 

 

 

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