Aveva provato a mettere il bastone tra le ruote anche ad altri, l’Ascoli. Non solo al Catanzaro. Il Como – caduto tra le mura amiche, dieci giorni fa – e il Parma, stoppato sul Pari al “Tardini”, ma anche lo 0 a 0 imposto al Cittadella, sono alcune delle squadre che non hanno raccolto poco o nulla contro la compagine ascolana, in quest’ultimo periodo.
Per carità, ci venga condonata la battuta di cui sopra, perché L’Ascoli non ha messo “il bastone tra le ruote” proprio nei confronti di nessuno, anzi, battendo il Catanzaro nemmeno due mesi fa (bizzarrie del calendario asimettrico) ha fatto semplicemente il proprio dovere. Una vittoria muscolare, sporca, non senza provocazioni e ostruzionismo in campo, ma rientra nel novero delle cose, fa parte – anche questo – del bello (?) della Serie B.
E se il fioretto non basta, in certi casi, occorre impugnare il machete contro alcuni avversari, in determinate partite. Peccato che i giallorossi – da sempre ambasciatori del bel gioco, pulito e armonico – questo a volte non lo abbiamo compreso appieno, finendo con l’essere schiacciati dalla “scorza” di alcuni avversari, Ascoli in primis.
Al “Del Duca”, lo scorso dicembre, una delle peggiori performance degli uomini di Vivarini, che si schieravano con un attacco praticamente reinventato, perché l’assenza di Iemmello – assente per le successive tre settimane – un contraccolpo psicologico lo aveva pur generato, non solo nella mancanza di peso, in termini di giocate e gol.
Dopo quel risultato – tanto decantato nel post-partita da sponda marchigiana – l’intravista ripresa si è sgonfiata subito, a parte i risultati con Como e Parma, quindi. Cioè, facendo un parallelo, se la Feralpisalò, oltre al 3-0 sul Catanzaro ha dato prova di coerenza di risultati (vittoria debordante col Lecco e pari in extremis a Reggio Emilia, oltre ai successi con Samp e Cremonese) confermando lo stato di forma, per l’Ascoli si è trattato di eventi pressoché sporadici: nulla che potesse innescare una risalita.
Già, perché gli uomini di Fabrizio Castori versano ancora in basso a quota ventidue punti: ad oggi, sarebbe playout con la Ternana. “Come se ne esce? Rimboccandosi le maniche”, ha detto Castori, prendendo in prestito la frase dal collega Vivarini, pronunciata al “Garilli”.
A caldo, dopo l’1-2 tra le polemiche contro il Sudtirol, il tecnico di San Severino non aveva certo fatto mistero della propria amarezza, dovuta agli errori arbitrali che hanno inciso sul match: clamoroso, il rigore non concesso ai padroni di casa per l’evidente tocco di braccio di Scaglia. Episodi che hanno lasciato uno strascico non indifferente, tra multe, squalifiche e inibizioni in casa ascolana (LEGGI QUI).
Se proprio volessimo saltare da un piano all’altro, dinamiche simili a quelle vissute dall’US al “Picco”, con il fallo non visto su Iemmello nel primo tempo, ad esempio, o la successiva carica su Veroli, nell’azione del pareggio spezzino. Ma non serve parlarne, ancora. Va bene così.
Mentre le Aquile proseguono nella tabella di marcia che condurrà alla partita di sabato, al “Ceravolo”, senza Ghion (mancherà anche lo squalificato Vandeputte), il primo di due impegni consecutivi in casa, l’Ascoli è alle prese col grattacapo Pedro Mendes. Dopo essere uscito in stampelle per l’infortunio rimediato nei primi di minuti dal match col Sudtirol, il centravanti portoghese – che aveva deciso l’andata – si è sottoposto ad accertamenti alla caviglia che, stando a quanto è emerso, escluderebbero fratture e lesioni.
Esami che verranno ripetuti, tuttavia, domani, 7 febbraio e in relazione ai quali si potrà avere una stima dei tempi di recupero. L’attaccante classe ’99, con ogni probabilità, salterà Catanzaro e Cremonese, poi si cercherà di capire.
Nel frattempo, lavoro aerobico e fondamenti tattici per i bianconeri, impegnati al Picchio Village. Lavoro a testa bassa, in cerca di quell’occhio della tigre, come invocava la coreografia realizzata dalla curva di casa, sabato scorso.