Nell’esultanza, correndo davanti alla panchina ospite occupata dall’ex Calabro, c’è tutta la liberazione di Francesco Bombagi e qualche boccone amaro mandato giù, nella prima parte della scorsa stagione.
Nessun rancore, niente di personale, ma è innegabile che il numero 10 del Catanzaro oggi si sia preso una rivincita, firmando la vittoria contro quell’allenatore che, forse un po troppo spesso, lo escludeva dalle scelte. Non che, quest’anno, le cose siano chissà quanto diverse: è esponenzialmente differente il contesto e gli interpreti che compongono l’attuale rosa dell’US, il cui tasso tecnico è così elevato da indurre i pezzi pregiati ad accettare placidamente la panchina, salvo poi cogliere al volo le chance e dare un contributo importante alla causa. La concorrenza è più alta ed è legittimo che sia difficile trovar spazio.
L’abbraccio con i compagni in panchina, per entrambi i gol, dimostra la coesione di questo gruppo. Un gruppo di fratelli.
“Prima della partita ho abbracciato Sounas nello spogliatoio, siamo tutti molto uniti – dice ai microfoni Bombagi -. Puntiamo a migliorare tante sfaccettature, prendendo spunto dagli errori che commettiamo e questo dev’essere il nostro credo per mantenere alta la concentrazione. Ci stiamo divertendo e vogliamo continuare a farlo”.
Non ama “i personalismi” il 33enne sassarese, che bada solo ad aiutare i compagni ogniqualvolta sia in campo, sgomitando tra le linee e, all’occorrenza, gonfiando la rete. Cosa che non succedeva da tempo: “A volte occorrere fare lavoro sporco per portare la partita a casa, altre, serve spingere e capita l’occasione del gol, come mi era capitato con la Viterbese, ma senza successo – analizza -. Sono contento anche delle mie precedenti uscite, sebbene io mi sia allenato a singhiozzo a causa di qualche infortunio ultimamente”.
Cosa funziona in questo Catanzaro? Presto detto: il fatto che ognuno anteponga il “noi” al proprio “io” e, stando a quanto dichiara Bombagi, si respira quest’aria nello spogliatoio.
Infine, un’esternazione che spiega l’ardore che alberga nell’animo di ogni componente del gruppo: “L’anno scorso abbiamo fatto una grande rincorsa, interrotta con una bastonata – sostiene, riferendosi all’amarezza dei playoff persi a Padova -. Abbiamo finito con una voglia matta di ripartire e farla da padroni in questo campionato, quindi dobbiamo ricordarci della bastonata presa per pedalare forte”.