Vivarini l’aveva detto alla vigilia.
Non servivano Nostradamus o i Maya affinché si avverasse questa previsione, ma la lungimiranza di un uomo esperto, di calcio, che ne ha viste tante, da calciatore e da allenatore. Guai ad abbassare il livello di concentrazione; guai a sottovalutare l’avversario (qualunque esso sia); guai ad approcciarsi con superficialità; guai a farsi trascinare troppo dall’entusiasmo di una tifoseria che, prima della partita, esultava per la sconfitta del Crotone e magari qualcuno credeva che oggi il Catanzaro avrebbe fatto un sol boccone della Viterbese. No: gli sopiti hanno venduto cara la pelle e per poco non giocavano uno scherzetto alle Aquile.
L’analisi di Vincenzo Vivarini, nel post-gara, parte proprio da queste considerazioni: “Aspettavo una partita del genere. Nel calcio sono importanti la mentalità, la forza caratteriale di una squadra. Ok, la squadra ha individualità alte, sa giocare, però oggi mi interessava soffermarmi sugli aspetti più importanti, ossia carattere, personalità, umiltà e la voglia di volere il risultato. Solo così si potrà arrivare bene alla fine. Faccio i miei complimenti a tutti”.
Un 3-2 sofferto che ha fatto emergere sfumature di questo gruppo. Sfumature, non ancora venute fuori: “Ieri avevo predetto delle individualità della Viterbese al di là della classifica (LEGGI QUI). Loro hanno dato tutto in campo, giocando alla morte su ogni pallone, attaccando la profondità in continuazione, risalendo con rabbia ed il portiere Fumagalli è stato eccezionale. Hanno offerto una gara di altissimo livello – ammette – ma anche fortunati nel trovare i due gol: il primo, lo abbiamo regalato, il secondo è stato un eurogol straordinario. Insomma, vi erano tutti i presupposti perché la serata andasse storta, ma è venuto fuori ciò che mi interessava, il carattere”.
Facilmente deducibile che il canovaccio del campionato, sarà sempre tale: “Dobbiamo partire dal presupposto che tutte le squadre che giocheranno contro di noi, metteranno rabbia e intensità e noi dovremo essere pronti. Siamo partiti benissimo con un gol alla prima giocata, poi si sono abbassate le attenzioni e la partita si è aperta a tutti i risultati – osserva il tecnico -. Abbiamo concesso e ciò non dobbiamo mai farlo! Questa partita serva da insegnamento, poiché avevamo la possibilità di chiuderla facilmente”.
Il tema di giornata, dunque, l’importanza di disporre di un organico tanto ampio quanto forte, nella sua interezza: “A me interessa valorizzare tutti i ventiquattro giocatori in rosa – ribadisce Vivarini -. Proprio ieri parlavamo dei cambi effettuati finora in partita con il risultato acquisito. Stavolta, chi è subentrato ha portato a casa il risultato, con la cattiveria giusta. Oggi celebriamo la completezza della rosa, fattore che nel prosieguo ci fa ben sperare”.
Stigmatizzando su una conduzione di gara rivedibile per certi versi (“Ogni domenica registriamo un episodio a sfavore, siamo in credito e spero che anche gli arbitri, poi, analizzino i proprio errori“, dice), Vivarini offre un paragone con quel Bari che lo scorso anno ha vinto il campionato, affidandosi all’ardore nel voler portare a casa le vittorie, senza necessariamente brillare sempre: “L’anno scorso il Bari ha vinto diverse gare all’ultimo proprio perché c’era la voglia di fare risultato. Noi abbiamo anche tanta qualità ma non avevamo ancora sviluppato questo aspetto”.