“Chi ben comincia è a metà dell’opera”. No, non è così.
Ci siamo abituati a sentirlo e ripeterlo mnemonicamente, ma altro non è che un luogo comune. Non si è “a metà” di nulla, magari chi ben comincia ha fatto un 1% del suo lavoro, specie se vuole ottenere dei risultati importanti. E per risultati importanti, nel caso del Catanzaro, non possiamo non far riferimento alla vittoria, con i dovuti scongiuri del caso. Però le Aquile non possono non avere piena consapevolezza del loro valore, per il quale poter competere con chiunque. E se il presidente Noto, dal palcoscenico vista mare della presentazione poneva nel “migliorare il secondo posto” l’obiettivo finale (prudentemente, forse per scaramanzia), questo per noi può avere un unico significato: vincere.
Chiacchiere e pronostici stanno a zero, servono solo a fomentare le pressioni e la sudditanza psicologica di chi non ha le spalle solide – come lo stesso Vincenzo Vivarini diceva alla vigilia della prima di campionato – ma non ci si può nascondere: il Catanzaro deve fare la voce grossa, il Catanzaro deve tornare protagonista. Sempre con umiltà e spirito di sacrificio, beninteso, disposti a soffrire in tutte le partite: lo stesso Picerno, compagine ordinata e diligente con buone individualità, che farà il suo buon campionato, aveva dimostrato di volersela giocare, impaurendo i giallorossi nei primi venti minuti. Poi, però, le individualità (di cui parlava sempre Vivarini) alla fine son venute fuori e hanno scritto il 4-0 finale.
Ricollegandoci con quanto scritto in apertura, iniziare bene aiuta a calarsi subito nel contesto, nella realtà, con la giusta mentalità, e ad affrontare il percorso con uno spirito diverso, memori di quanto accaduto ad esempio lo scorso anno, con un mese di settembre fatto di partite buttate via (quattro pareggi consecutivi) e punti sperperati che hanno portato l’US a perdere, fatalmente, un terreno che non si è mai recuperato, a parte avere l’illusione di potercela fare, concomitante un periodo balbettante del Bari. L’epilogo lo ricordiamo tutti: ancora playoff ed una eliminazione più bruciante (e infame) di altre, per quanto ingiusta.
Ecco, ricordiamo cos’è accaduto e facciamo tesoro dell’esperienza. Vivarini – che domenica sera non ha avuto modo di godersi dalla panchina il bellissimo pubblico che elogiava il giorno prima, poiché squalificato – può annotare sul suo taccuino diversi spunti: intanto, la comprovata intesa del tandem Biasci-Iemmello, che ormai lavora come un’unica mente da febbraio; poi, l’affidabilità di chi contro il Picerno ha sostituito senza far rimpiangere il trio di difesa e non chiamatele “riserve”. No, perché Mulè, Brighenti e Gatti hanno lavorato come una colonna unita, sventagliando le sortite dei lucani (certo, si è trattato di un avversario non equiparabile ad un colosso del girone, con il dovuto rispetto) e bisognerà vedere come se la caverebbero, i tre, qualora si trovassero al cospetto di una big del torneo, ma tutto lascia presagire che il loro apporto non sarebbe inferiore. Perché il Catanzaro, alla luce delle operazioni di mercato tra le più importanti dell’intera categoria, ha un’arma da sfruttare, che accomuna un po’ tutti i calciatori, tra vecchi e nuovi: la duttilità, la versatilità tattica, che potrà garantire al tecnico “piacevoli dilemmi”, la possibilità di sfogliare la margherita e potersi girare verso i sedili della panchina e contare, in ogni caso, su almeno una decina di elementi che sarebbero titolari ovunque.
E proprio a coloro che sono subentrati a gara in corso contro il Picerno, mister Andrea Milani aveva rivolto un plauso in sala stampa, nel post-gara: ognuno ha dato il suo, ha inciso sulla partita, pur avendo pochi allenamenti con i nuovi compagni. Gradevole sorpresa, che speriamo diventi presto “solida realtà” come recita lo slogan di uno spot, il timbro impresso da Cianci, autore di una prestazione rabbiosa, tipica del centravanti egoista che vuole mettere la firma e riprendersi ciò che è suo, cioè la gioia del gol. Auguriamo a Pietro di poter regalarsi e regalare gioie tante altre volte ancora, come non è accaduto con continuità nella stagione passata.
Chi ben comincia non è “a metà dell’opera”, ma affronterà un cammino, seppur irto di insidie, consapevole della sua forza e con entusiasmo, determinato nel suo tragitto come la splendida Amerigo Vespucci che domenica mattina baciava la nostra costa. Possiamo. Insieme.