Come si fronteggia “la squadra più bella del campionato”? Se lo starà domandando Alberto Aquilani. Attenzione: il fatto che il Catanzaro sia presumibilmente “la squadra più bella” non è auto-celebrativo, né tanto meno “sancito” insindacabilmente da qualche organo o documento. Parafrasiamo semplicemente le parole dello stesso Aquilani, pronunciate un paio di mesi fa, quando elogiava le qualità di “una squadra composta da calciatori quasi tutti provenienti dalla C”.
Il tecnico del Pisa, messo da parte lo 0 a 0 con la Cremonese (il secondo pareggio consecutivo, in altrettante partite casalinghe) studia le mosse per la gara in programma sabato alle 16.15 al “Nicola Ceravolo”, dal quartier generale di San Piero a Grado. L’ex calciatore di Roma e Fiorentina, in vista della trasferta in Calabria, dovrà valutare le condizioni di Calabresi (uscito contro i grigiorossi al quarto d’ora), che si aggiunge a Leverbe e Torregrossa; tuttavia, a destare più d’un motivo di riflessione, l’atteggiamento palesato dai suoi, la convinzione nel voler impattare sulle partite per vincerle.
“Le opportunità per far male non mancano, ma non riusciamo ad incidere, è un dato di fatto”: nel post-gara Aquilani ha parlato di lavoro individuale da affinare tecnicamente e già da oggi, al centro sportivo “Cetilar”, il mister romano avrà sottolineato questo concetto davanti alla lavagna, nella riunione tecnica, passando in rassegna i punti da rivedere. Perché fra pochi giorni si andrà in casa di quella squadra che anche al “Barbera” – un contesto da sempre abituato al calcio che conta – ha riscosso gli applausi di tifosi avversari e addetti ai lavori. Nulla di nuovo per Vivarini, che ringrazia e porta a casa, ma ha il dovere di mantenere i suoi ragazzi sul giusto livello di attenzione e umiltà.
Il Pisa dell’ex Marin – sui Tre Colli appena ventenne, dalle indubbie qualità ma dal carattere fin troppo fumantino, nel 2017/18 – annovera diciotto punti, che lo assestano a metà classifica; non esattamente in linea con le ambizioni del presidente Alexander Knaster, il miliardario fondatore della Pamplona Capital Management. L’ultima vittoria risale all’11 novembre scorso, in casa del Südtirol (che in queste ore ha affidato la panchina a Federico Valente) e due trasferte ravvicinate implicano non poche insidie, quindi.
Ciononostante, si attende dei riscontri positivi Aquilani, avvilito da alcuni episodi nella gara contro la Cremonese, a suo dire a sfavore, che possono incidere sull’umore e talvolta, sulla stagione, non solo sulla singola partita. In casa Catanzaro, senza sollazzarsi, ci si rituffa a capo fitto nel lavoro in vista del match, con l’obiettivo primario di recuperare pienamente Situm.
Sullo sfondo, per la cronaca, lo “scompiglio” lasciato a Palermo, dove la situazione era già delicata ma ora si fa sempre più tesa, e il gelo tra tifoseria e tecnico. “La misura è colma. La pazienza esaurita. La fede non vacilla. La fiducia invece scricchiola”, è apparso in un messaggio sui social, da parte dei tifosi rosanero, che esigono provvedimenti da parte della proprietà, il City Group, invocando l’esonero del tecnico Corini. Proprio l’hashtag #coriniout è tra i trend di queste ore, tra i supporters palermitani, che avevano anche lanciato una sorta di sit-in di protesta fuori lo stadio, poi andato deserto. Corini per ora – almeno fino a Parma – prosegue nel suo percorso alla guida del Palermo.
Il Catanzaro apre la settimana come sempre, forte delle proprie consapevolezze. Questa squadra, quando ancora era “nuova” in questa categoria e non era conosciuta, costringeva avversari più quotati ad avere rispetto, anche nello schierarsi tatticamente, per non patire il palleggio asfissiante dei giallorossi.
L’US ha avuto il grande merito, fin da subito, di guadagnarsi credibilità e chiunque può solo constatarlo, al netto della disarmante naturalezza con cui le geometrie vengono disegnate in campo, ma non solo: anche nell’impostare le partite su altri binari, come avvenuto nel derby, dove si è prediletto un atteggiamento meno scintillante ma più pragmatico, con il baricentro più basso.
Aspetti che non tutti possono leggere in una partita, che fuggono ad un occhio attento (e prevenuto), specie da quegli tifosi avversari (analfabeti funzionali del bar o del social), che bollano il tutto con “il Catanzaro fin qui ha avuto fortuna” e “il bel gioco è solo fuffa”. Ma non c’è da stupirsi o schermirsi. Si tratta di quei “negazionisti dell’estetica”, poco avvezzi a determinate cose.
Basti pensare, ad esempio, che ancora oggi (r)esistono crotonesi – pochi – secondo i quali il campionato delle Aquile dello scorso anno sia stato figlio della buona sorte. Così come cosentini per i quali il Catanzaro è squadra che nel derby “ha speculato”, rinunciando a giocare. Ma sono affermazioni alle quali si perderebbe tempo solo nel dare il minimo credito. Si sorride, sfoggiando l’oggettività dei fatti.
E cosa dicono i fatti? Che il Catanzaro dispone di varianti (citando Vivarini) tali per cui è possibile mutarsi, in relazione all’avversario, senza sconfessare il proprio credo, ma sempre divertendosi in campo. Perché nel calcio, chi si diverte e gioca con disinvoltura, ha già vinto.