Un dato appare evidente: capiterà di rado, nel corso della stagione, di dover strabuzzare gli occhi per la spettacolarità del gioco. Tuttavia, “chissenefrega“, detto senza fronzoli.
Sì, perché occorre essere prima di tutto pragmatici, andare dritto al sodo e badare perlopiù al risultato, sebbene la qualità abbia la sua fetta importantissima. D’altronde, il Catanzaro ha posto le basi degli ultimi anni attraverso il bel gioco.
Sia chiaro: non che questo con Caserta non sia accaduto o non avverrà, ma è il caso di non fare più ponti temporali col passato o paragoni. Vincere predicando un calcio perfetto non è strettamente necessario, suvvia.
È opportuno non dimenticare una cosa: bisogna commisurare e soppesare i risultati in relazione a quello che è l’obiettivo. Ecco che, di conseguenza, il pareggio colto a Cittadella – campo ostico, avversario solido e organizzato – assume una valenza positiva. Ma non può non essere così.
Poi, possiamo spingerci anche in un altro ragionamento, riverberato già nelle scorse settimane: questo Catanzaro ha le potenzialità per battere un Cittadella, così come Juve Stabia e Cesena? Certo, sissignore!
Ma occorre prendere contatto con la realtà, col presente e non avere una visione aberrata dell’attualità. Al “Tombolato”, indubbiamente, una partita insipida, costellata da sbadigli e imprecisioni, che hanno messo l’occhio di bue sullo stato dei lavori in corso in casa giallorossa, mettendo a nudo limiti di cui già si era a conoscenza.
Eppure non è mica il caso di parlare di “bocciature”. Un punto utile, che arriva in trasferta e a porta inviolata, contro una squadra rodata e che è inquilina fissa della Serie B da tanti anni ormai. Il Catanzaro, invece, è ancora in rodaggio, e i calciatori – specie gli ultimi arrivati – stanno prendendo le misure, devono acclimatarsi.
Due settimane per poter lavorare approfonditamente su un nuovo sistema (quel 4-2-3-1 in virtù del quale ci si è mossi sul mercato) non possono certo bastare a restituire un riscontro immediato, definitivo. Ci vorrà pazienza, ci vorrà tempo per sistemare gli ingranaggi e oliare il tutto.
Sullo sfondo, la truppa si è rimessa in marcia già ieri, mettendo nel mirino la Cremonese, ospite al “Ceravolo” venerdì sera.
E chi invoca – tra social e bar – un ritorno a quel 3-5-2 d’emergenza, arrangiato perché non vi erano le ali, ben presto capirà che ciò non è ipotizzabile, potendo usufruire di uomini dello spessore di Buso, Seck, D’Alessandro, Compagnon, senza tralasciare Brignola.
Ovvio, fosse stata capitalizzata almeno una palla tra quelle sciupate da D’Alessandro o Situm nel secondo tempo (oltre alla rete non convalidata a Pittarello), magari staremmo parlando d’altro, ma sabato è maturato un risultato giusto, in linea con quanto (non) si è visto in campo.
Il Catanzaro è una chitarra da accordare, ma è legittimo, trattandosi di un percorso nuovo, di rottura col passato (sempre caro nei nostri cuori, indimenticabile), che ha bisogno di lavoro e quotidianità per assestarsi.
L’importante, però, è che tutti – tifoseria in primis – acquisiscano questa consapevolezza: i risultati vanno commisurati all’obiettivo. Questa squadra ha per obiettivo primario il mantenimento della categoria e se dovesse maturare qualcosa di più, senza ansie, ben venga.