De Zerbi alla “Bobo TV” e quel pensiero su Iemmello

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C’è anche Pietro Iemmello tra i pupilli citati da Roberto De Zerbi alla “Bobo TV”.

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Ospite del podcast ideato e condotto da Daniele Adani e Christian Vieri, con la partecipazione di Antonio Cassano e Nicola Ventola, l’allenatore bresciano ha avuto modo di fare un personale bilancio, a tutto tondo, tra presente e passato, tra tattica e aneddoti del suo vissuto da calciatore e allenatore. 

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L’inizio in Serie D, quindi Foggia e Benevento (dove ha avuto modo di coltivare il talento dell’attaccante catanzarese), poi la consacrazione a Sassuolo che lo ha introdotto in Europa, da Donetsk – con la fuga forzata, per via della guerra – al Brighton, in Inghilterra, dove ha riscosso elogi e addirittura il piazzamento utile per la qualificazione nella prossima Europa League. 

Un modo di intendere il calcio innovativo, una filosofia che attrae, sfide vinte: tutto ciò ha reso De Zerbi uno degli allenatori emergenti italiani più ricercati e ammirati del momento, anche per ciò che ha lasciato di sé nel percorso di crescita dei calciatori con cui ha lavorato. Tra questi, immancabilmente, Iemmello, il quale non ha mai fatto mistero dell’intesa tra lui e quel tecnico a cui deve molto.

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Così, ai microfoni del programma in streaming su Twitch, De Zerbi si è raccontato, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera. Con l’atmosfera informale e confidenziale che regna sovrana nel format di Adani e Vieri, si parlava dell’importanza del possesso palla, soffermandosi in particolare sul concetto di costruzione dal basso, metodologia che va per la maggiore nel calcio moderno, a prescindere dalla categoria. Il Catanzaro di Vivarini, del resto, ha fatto della qualità del palleggio un elemento cardine delle sue vittorie. 

Un metodo di gioco che, tuttavia, necessita di riferimenti offensivi di spessore, per poter essere applicato alla lettera. “Io ho avuto la fortuna di avere, in avanti, tanti calciatori bravi con i piedi – osserva De Zerbi – come Sarno, Iemmello, Riverola, Boga, Berardi, Caputo, Boateng, Djuricic, Neres, Mudryk, Lassina Traore. Insomma, quei giocatori di talento, che volevano sempre la palla”.

Nella sua narrazione, diversi i richiami a quel Foggia del biennio 2014-2016, l’esperienza più forte emotivamente, condivisa con il giallorosso Pietro (“Lì mi divertivo come mi accade ora, in Premier, ed ero benvoluto dai calciatori”, rivela). 

De Zerbi, poi – che al “Ceravolo”, da calciatore è transitato con le maglie di Foggia, Arezzo e Catania – si espone in una esternazione inerente ai cosiddetti “geni incompresi”, a quei calciatori dal carattere molto forte, acceso, con cui lui stesso ha interagito nel tempo. Parole che si attagliano perfettamente al profilo di Pietro Iemmello, noto per avere una spiccata personalità, un carisma con i suoi spigoli, per i quali o lo si accetta com’è oppure non è facile lavorarci.

“Anche io non ero un calciatore facile da gestire – confessa l’allenatore – ma proprio per questo riesco a capire più facilmente le persone complesse, che sono sempre quelle più sensibili, più intelligenti. Se riesci ad essere leale e coerente con loro, ti ripagano dieci volte più di una persona normale”, osserva.

E, concludendo questo pensiero, aggiunge De Zerbi: “Tutti i talenti hanno un lato ‘oscuro’. Sono loro a dare di più, a far divertire. I caratteri forti, che si accendono facilmente, sono anche i più puri”, sottolinea l’ex trainer dei satanelli.

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Chissà che le strade di Roberto De Zerbi e il Catanzaro non possano incrociarsi nuovamente, un giorno, sia pur da avversari. 

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