E allora? Un pareggio, con zero gol fatti. E allora?
Nulla che possa generare mal di pancia immotivati, ma solo il corso naturale delle cose. Perché, per non si può sempre procedere in pianura schivando proprio tutte tutte le buche: ogni tanto il terreno è impervio, in salita, irregolare e così è preferibile decelerare per battezzare la curva ad una saggia andatura, per poi dare nuovamente gas sul rettilineo. Insomma, non cambia nulla: pareggia il Crotone, pareggiamo anche noi. Ma, a prescindere, le cose non sarebbero cambiate neanche in caso di sconfitta. E questo è un dato di fatto che non sposta le nostre consapevolezze: non che si debba sbirciare oltre la staccionata per spiare i fatti del vicino ma, facendo due conti, il Catanzaro depenna un altro ostacolo nella lunga lista, proiettandosi al prossimo. Conta questo.
Perché Foggia ha vissuto “tante partite in una partita”, su questo aveva ragione Fabio Gallo, anche se non serviva certo Nostradamus né la sfera di cristallo: è normale, ci sono momenti e momenti, ci sono fasi in cui contenere e soffrire, altre in cui scoprirsi e offendere, tentando la stoccata. Una cosa va riconosciuta: i rossoneri hanno preparato bene la gara; d’altra parte, parafrasando le parole del tecnico rossonero, non è stato casuale l’aver battagliato in un fazzoletto di campo interno, costringendo le Aquile sugli esterni, dove non riuscivano a creare la superiorità numerica.
A questo si aggiunga che Vandeputte su una corsia ha una velocità (sulla sinistra, sul piede antagonista) e su quella opposta, un’altra. Ma è normale, non è mica una nota di demerito. Così come nessuno ha motivo di rammaricarsi per non aver dato il suo. Semplicemente, succede! Succede di tirare il fiato ogni tanto, specie se si è reduci da una settimana ad handicap, contraddistinta da due impegni in poche ore, contro il medesimo avversario (e in casa sua) e per due competizioni differenti! Se non stravolge questo il programma settimanale, allora non sappiamo cosa potrebbe farlo! A conti fatti un pareggio giusto, al termine di una gara dove il Catanzaro, ai numeri, ha prodotto qualcosa in più soprattutto nella ripresa (la doppia chance Katseris e Vandeputte nella stessa azione, o il “rigore in movimento” murato a Curcio e altre chance ancora) mentre ci ritroviamo a recriminare entrambi: i giallorossi per l‘evidente tocco di braccio in area non visto dall’arbitro nel primo tempo e i pugliesi nell’occasione del fallo fischiato a Fulignati in uscita, che a parer loro “era regolare, il portiere non aveva ricevuto alcuna carica” (ci limitiamo a citare testualmente, questo parere paradossale non corrisponde al nostro).
Bando alle ciance, è andata com’è andata, adesso testa al Potenza, in una domenica che si preannuncia particolare. Intanto, per via dell’orario, che normalmente dovrebbe includere pasta al forno o lasagna, non una partita di calcio. Poi, perché, concomitante all’aria natalizia (sarà l’ultima del 2022 al “Ceravolo”, prima della pausa), la giornata sarà resa speciale dalla splendida coreografia che gli UC realizzeranno per celebrare il compleanno dell’amato Massimo Capraro, a cui è intitolata la Ovest. Non solo: sarà l’occasione per prolungare la commozione ed il ricordo per l’amico Jano La Ferla, mancato pochi giorni fa.
Insomma, i motivi per riprendere speditamente la marcia – non che si sia mai “interrotta”, sia chiaro – ci sono tutti! Ma è indispensabile essere consapevoli di un aspetto: ognuno deve fare il suo, acquistando il biglietto, facendo in modo che toccare quota diecimila spettatori torni ad essere una consuetudine, non un’eccezione delle partite di cartello. Solo così potremmo mentalmente proiettarci ad altri palcoscenici.
Sosteniamolo.