Il Personaggio | Genio in campo, cuore nello scrivere: il pensiero di Petriccione

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Resta il retrogusto malinconico dell’epilogo e la voglia di ricominciare, sebbene fermarsi a riposare si renda necessario. Arriva quel momento dell’anno in cui la campanella suona e gli amici si salutano, consapevoli di ritrovarsi nel giro di poche settimane.

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Consuetudine quasi “imposta” dai tempi moderni (per carità, comunque dettata dal cuore, non v’è dubbio), il saluto affidato ai social da parte dei calciatori, al di là della categoria: Instagram ormai è la cassa di risonanza dei pensieri, il muro sul quale incidere pezzi di cuore, il foglio da inumidire con l’inchiostro dei propri sentimenti.

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Nell’andirivieni di messaggi e saluti (alcuni sanno di arrivederci, altri di addio) – superfluo riportarli tutti – ce n’è uno meritevole di considerazioni, in quanto frutto di riflessioni profonde e non di un retorico “grazie a tutti, grazie ad una società importante, ad una squadra importante, in una città importante con una tifoseria importante”. Ed è una rarità nel calcio – nel calcio moderno, s’intende – trovare uomini e atleti che non scadano nelle banalità.

Digrigna i denti, stringe i pugni ed esulta, Jacopo Petriccione, l’uomo ritratto in foto. Non per un suo gol – quello, non è ancora arrivato con l’US ed è l’unica “macchiolina” in un quadrimestre straordinario – ma per la rete del compagno, Pietro Iemmello, uomo più rappresentativo tra le Aquile. Il punto esclamativo che ha chiuso la pratica Brescia, nel turno preliminare playoff, al termine di un match memorabile, destinato ad essere ricordato negli anni.

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Ecco, c’è tutto Petriccione in questa immagine: la sofferenza, la voglia di (ri)mettersi in discussione, di andare oltre e cominciare “una nuova stagione della propria vita”, per lottare con perseveranza e riprendersi la Serie A, così lontano da casa ma così vicino al contesto di provenienza. Crotone, la squadra di cui è stato capitano e ciò avrebbe potuto generare scetticismo e riluttanza in alcuni, stolti. Nulla di tutto ciò è avvenuto: “Modriccione” (appellativo guadagnato a Lecce) è entrato da subito nel cuore dei catanzaresi, muovendosi con grazia ed eleganza.

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Petriccione esultanza

Un numero 10 naturale, che si muove in punta di piedi e carezza la palla con la suola, che non ha difficoltà nell’interrompere un progetto e sposarne un altro, in pochi giorni: progetto, quello giallorosso, che lo ha visto protagonista immediato e non come subalterno all’infortunato Ghion. Jacopo era destinato a divenire attore principale e da lui e altri punti fermi il Catanzaro ripartirà. Perché Petriccione vuole tornare in Serie A e vuole farlo col Catanzaro.

Petriccione conferenza stampa

Scrive di fortuna, privilegi e sacrifici, il centrocampista di Gorizia, che pone l’accento sul senso di responsabilità nell’onorare le maglie indossate e la gioia dei bambini “che ti vedono come un esempio”, citando infine un passo della canzone “Uno su mille ce la fa” cantato da Morandi.

Jacopo Petriccione

Di seguito, il post integrale pubblicato sul suoi account.

“Sono fortunato, ho il privilegio dopo tanti anni di sacrifici lontano da casa di fare il lavoro più bello del mondo. Perché, nonostante tutto possa sembrare facile dall’esterno, il vissuto di ognuno di noi è diverso ed esattamente duro quanto quello di ciascun altra persona”, scrive.

Petriccione

“Faccio un lavoro che mi permette di conoscere gente speciale, bambini che ti vedono come un esempio, che ti abbracciano, delle volte piangono di gioia quando ti vedono e che io adoro, tanta gente che ti trasmette quella passione per i propri colori, facendoti così dare il massimo per la loro squadra del cuore, proprio come qui in questa città. D’altronde non mi sono mai nascosto, io questo aspetto lo vedo come UNA RESPONSABILITÀ, ed è proprio il cuore che ho fatto parlare perché da professionista l’ho SEMPRE messo indossando qualsiasi maglia”, continua Petriccione.

Petriccione Sounas Venezia

“Mai, però, avrei pensato in soli quattro mesi di integrarmi in un ambiente così velocemente e vivere queste nuove emozioni e, il grazie più belle e grande lo devo oggi a tutti i miei compagni, allo staff tecnico, allo società (compreso chi lavora tutti i giorni al campo con noi)”, prosegue la lettera.

Jacopo Petriccione

“In ultimo, non per importanza, grazie a tutti voi che avete creduto in me dal primo minuto in cui sono entrato in campo con questi colori senza alcun pregiudizio, incitandomi ovunque mi incontravate – conclude -. In tutti i lavori del mondo ci sono alti e bassi e, la magia che si è creata fra tutti è stata una catena così grande che mi ha permesso di sorridere, di rialzarmi, di dimostrare a me stesso che questo grande amore è sempre stata la forza più grande per tutte le sfide che ho trovato sul mio percorso. 

Petriccione Sudtirol

‘Se ti diranno sei finito, non ci credere’

Grazie a tutti, ci vediamo a luglio, ora mi godo la mia famiglia che è l’energia più bella per dare il massimo tutti i giorni”.

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