“Lose Yourself. Look, if you had, one shot or one opportunity, To seize everything you ever wanted in one moment, Would you capture it, or just let it slip? / Guarda, se avessi, un’unica chance o una sola opportunità, di avere tutto ciò che hai sempre desiderato, in un momento la cattureresti, o la lasceresti andare?“
Faceva freddo il 14 gennaio 2003 in quel di Palermo. Una di quelle tipiche giornate invernali destinate a rimanere nell’anonimato. Era martedì, segno zodiacale Capricorno. Il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi e il presidente degli Stati Uniti era George W. Bush. Nella seconda settimana del terzo anno del millennio, in Italia, in radio passava Feel di Robbie Williams e Lose Yourself di Eminem (che più volte si farà spazio nel racconto). In Inghilterra Sound Of The Underground di Girls Aloud era una delle cinque canzoni più vendute. Tra i film più visti al cinema nel 2003 c’erano The Dreamers – I sognatori di Bernardo Bertolucci, Pinocchio di Roberto Benigni e The Bourne Identity di Doug Liman.
Affrontando i temi di “casa nostra”, la Serie A era ancora il campionato più bello al mondo e la Serie B era il campionato degli italiani. “Pippo-gol” (Filippo Inzaghi) era il bomber della massima serie, un altro “Pippo-gol” (Filippo Maniero) si classificava al primo posto nella classifica dei cannonieri in cadetteria.
Il cuore dei tifosi palermitani, nonostante il sesto posto in campionato ottenuto al culmine della stagione, esplodeva ad ogni gol di bomber Maniero e, probabilmente, anche quello di Andrea Oliveri, quando da vero palermitano, ha sentito i racconti della gesta di quel Palermo.
Deve avere un legame speciale con il campionato di B lo stesso Oliveri, avendone già disputato e vinto uno con il Frosinone solo qualche mese fa.
You only get one shot, do not miss your chance to blow. This opportunity comes once in a lifetime. Hai solo un’opportunità, non perdere la tua chance di farcela. Quest’opportunità arriva solo una volta nella vita.
L’opportunità, la sua chance di farcela verrà colta fin da subito da un giovanissimo Andrea che, ancor prima di compiere due anni, mostrerà una notevole sicurezza abbinata ad una capacità coordinativa e motoria non indifferente, considerata la sua giovane età. Il tutto documentato da uno scatto mostrato dal papà e dallo zio.
L’anno seguente, difatti, iniziò a dare i primi calci al pallone nella scuola calcio in cui, qualche anno prima, anche gli uomini di casa Oliveri avevano “intrapreso” la professione.
Di Andrea, fin dalle prime gare disputate con i suoi pari età, verrà subito apprezzata la fisicità, dote non proprio comunemente diffusa tra chi, col tempo, capirà che “navigare” a metà tra la zona di destra di centrocampo e la trequarti, sarà naturale conseguenza di un talento sconfinato. Ben presto, come previsto, sarà attenzionato e, successivamente, “gettato nella mischia” dagli allenatori di giovani calciatori già due o tre anni più grandi di lui.
D’ora in poi, verrà schierato sempre in difesa per via della sua notevole prestanza fisica, accanto a chi aveva già compiuto un’età compresa tra i 10 e i 12 anni, nonostante lo stesso Andrea ne avesse da poco festeggiati sette.
Vi sono, però, degli episodi nella vita di ognuno, destinati a segnare indelebilmente carriere e conseguenti sviluppi delle stesse. Così accadrà. Andrea Oliveri, molto spesso, giocava a calcio a 5, sempre impiegato da difensore, possedendo la spiccata caratteristica di condurre l’azione palla al piede e, dotato di grande personalità, spingendosi negli ultimi venti metri di porta, calciando anche da lontano.
Dicevamo, grande personalità, nessuno potrà mai ammettere versione contraria, perché a chi gli chiedeva le motivazioni per le quali tendesse a non passarla mai ai compagni, la risposta era sempre una, la solita: “Perché devo passarla? Tanto la perdono sempre”.
This world is mine for the taking, make me king. Questo mondo è mio perché lo conquisti, facendomi diventare il re.
Più che diventare re, Andrea diverrà “Il Fenomeno” (appellativo datogli ai tempi delle giovanili del Palermo), per via delle sue notevoli capacità balistiche. Tant’è che, nel 2010, bastò una telefonata del club rosanero indirizzata al papà per far breccia nel cuore di Andrea che, in un primo momento si aggregò ai Pulcini della squadra, pur consapevole di avere tre anni in meno.
Il provino andò esattamente così: allenamento, partitella finale, gol in mezza rovesciata. Preso. Di lui, l’allenatore dei Pulcini di allora ammetterà di averlo scelto fin dal primo tocco di palla, per poi, restare di soppiatto, quando il padre, al momento della stretta finale, proseguirà: “E’ del 2003, ha sette anni”. Risultato finale: non se ne fece nulla, almeno per quel giorno, perché Andrea non sapeva che, di lì a poco, sarebbe diventato la stellina delle giovanili del Palermo. Tre anni dopo, avendone compiuti 10 per l’esattezza.
A normal life is boring; but superstardom’s, close to post-mortem, it only grows harder. Una vita normale è noiosa; ma l’essere una superstar è quasi come un post-mortem, continua a diventare più dura.
Non è mai stata una vita normale quella di Andrea, molto più simile a quella di una superstar che a quella dei suoi pari età. Difatti, nei quattro anni trascorsi a Palermo, Oliveri disputò diversi tornei, in particolare uno a Torino in cui, il primo club a notarlo fu proprio la Juventus. Seguì un “no” secco dai dirigenti rosanero rivolto ai bianconeri che, avevano già sul proprio taccuino l’idea di stanziare una trattativa con il tentativo di ingaggiare il numero 7 siciliano.
Qualche anno più tardi, nel 2016, in un torneo giocato ad Abano Terme contro l’Inter, Andrea riuscirà a mettersi in luce con una splendida rete, malgrado la sconfitta rifilata dai nerazzurri. Il giovane palermitano non era a conoscenza che, in realtà, un altro club nerazzurro stava attenzionando le sue prestazioni. Era l’Atalanta, che in un solo pomeriggio trovò l’accordo con il padre, garantendo al ragazzo la possibilità di restare nella sua terra d’appartenenza per un altro anno (data la sua giovane età, ai tempi Andrea era ancora quattordicenne).
He’s known as the Globetrotter, lonely roads, God only knows, he’s grown farther from home. E’ conosciuto come il Viaggiatore, strade solitarie. Solo Dio sa, è cresciuto lontano da casa.
E’ cresciuto lontano da casa, Andrea. Difatti, il primo anno in Lombardia non fu proprio uno dei migliori. Il passaggio da Palermo a Bergamo viene descritto come duro e complesso, ma il sogno di divenire un calciatore professionista avrebbe permesso di superare tutti gli ostacoli. L’aiuto dei compagni di squadra e la sua passione per la musica (suona al pianoforte le canzoni di Ultimo, suo artista preferito) rappresenteranno la chiave vincente per uscire da un momento così complicato.
I was playing in the beginning, the mood all changed. Stavo giocando all’inizio, adesso il mio umore è cambiato.
E’ cambiato il suo umore e le difficoltà extra-campo si sono trasformate in forza. Verrà impiegato come centrocampista offensivo centrale nella Primavera atalantina di Massimo Brambilla, nonostante una stazza fisica che supera i 181 cm. Visione di gioco notevole, ottima gamba e discreta velocità che porteranno Gian Piero Gasperini a seguirlo con maggiore attenzione. Sarà lo stesso Brambilla a trasformarlo in un esterno moderno a tutta fascia di quelli che fanno girare la testa agli avversari, avendo davanti a sé mentori del calibro di Hateboer, Castagne, Mæhle, Gosens.
Ruolo che gli “starà stretto” e che gli offrirà, al contempo, la possibilità di provare a vincere la Serie B a Frosinone, collezionando otto presenze in totale.
Success is my only option – failure’s not. So here I go it’s my shot. Il successo è la mia sola opzione – il fallimento non lo è. Quindi eccomi, è la mia occasione.
Eccolo Andrea Oliveri, come il singolo di maggior successo della carriera musicale di Eminem, tende a far sì che la propria carriera professionale e sportiva sia la colonna sonora più bella sella sua vita.
Di strada ne ha fatta, eppure è solo un ragazzo.
Andrea Oliveri, da “comprare” ieri. Come direbbe un “meme” dei giorni nostri.
(foto: Imago Images)