Il Personaggio: Chiamatelo pure “Benji” Fulignati

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Sembra quasi voler ripercorrere fasti di un tempo antico. Dunque, proseguendo nella narrazione dei manga giapponesi che tanto successo hanno riscosso nelle precedenti uscite della rubrica, ci affidiamo, ancora una volta, alle geniali creazioni provenienti dal continente asiatico.

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Ci perdonerete se, ogni tanto, in voi trasparirà una velata malinconia mista alla spensieratezza vissuta in tenera età, ma, siamo oltremodo certi che, se dovessimo proporvi un quesito sul film d’azione o cartone animato maggiormente apprezzato di quel periodo, nessuno replicherà una risposta differente da quella che ci aspettiamo di ricevere: Holly e Benji.

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Due fuoriclasse dal carattere e dalle movenze persuasive, divenuti idoli anche delle generazioni future, a tal punto che la sigla intonata da Cristina D’Avena è diventata ben presto inno dei più fedeli appassionati del manga stesso: “Holly si allena tirando i rigori, Benji si allena parando i rigori”.

Volendo parafrasare tale espressione basta scorgere il cassetto della memoria in un tempo non troppo lontano dai giorni nostri, estate 2022. Verrebbe quasi da aggiungere: “Per un Holly che arriva, vi è un Benji che lo segue”.

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Sulla vera identità di Holly, i dubbi dovrebbero essere tendenti allo zero, ma saremo pronti nel chiarirveli; avete compreso di chi stiamo parlando, Pietro Iemmello. Proprio lui.

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La descrizione di Benji, quindi, dovrebbe essere il classico gioco da ragazzi. Si, esatto. Il ragazzo biondo, dall’accento toscano e … i piedi buoni. Andrea Fulignati, ottima intuizione. 

Cosa accomuna, pertanto, a livello temporale, il capitano e il portiere giallorossi? Nel periodo più “frastagliato”, a cavallo tra il termine e l’inizio di una nuova stagione sportiva, è il calciomercato a prendere il sopravvento nelle vite di ogni appassionato della sfera rotonda. Chi vive quei concitati momenti di ansia e sogni per l’eventuale colpo dell’anno, conosce perfettamente quanto lunghi siano dieci giorni. Poco più di una settimana che appaiono come un lustro.

Procediamo con ordine. Nel giugno 2022, in seguito all’addio di Branduani, il Catanzaro ha vissuto giorni di riflessione, per via dell’accurata scelta del nuovo estremo difensore. Porte girevoli, dunque. La scelta ricade sullo stesso Fulignati, fresco di mancato rinnovo col Perugia.

Da qui, il 28 giugno 2022, le Aquile non si troveranno più con la porta “spalancata” ma “protetta” da un vero e proprio numero uno, analogamente alla numerologia applicata al “giuoco”, in cui il portiere possiede il primo numero disponibile.

Dal 28 giugno all’8 luglio vi sono esattamente dieci giorni di differenza, in cui i supporters giallorossi si trovavano in trepidante attesa nel render noto il “nuovo” (si fa per dire) numero 9: bomber Iemmello, per l’appunto.

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No, non vi chiederemo le sensazioni di quei momenti, poiché siamo consci che “in una squadra di calcio esistono nove ruoli e due professioni: il portiere e il centravanti”. Ecco, ci siamo intesi. Poniamo la nostra attenzione sul primo.

Fulignati grida ai compagni di squadra

Quando, da bambini, ci si appresta a muovere i primi passi sul rettangolo verde, probabilmente circa il 90% degli stessi non avrebbe esitazioni nello scegliere il ruolo cui approcciare: “Papà voglio fare l’attaccante!” Chissà quante volte sarà stata ripetuta una simile espressione, decisamente troppe per essere contate.

Invece no, questa è un’altra storia. Il giovane Andrea voleva diventare un portiere. Le motivazioni sono plausibilmente accettabili: “Nella mia famiglia erano tutti portieri. Babbo era portiere, così come mio nonno. La prima cosa che hanno fatto appena ho ammesso di voler fare il calciatore, è stata quella di mettermi in porta”.

“Un eroe non ha bisogno di un mantello. Ha bisogno solo di un paio di guanti”. Se chiedessimo ad Andrea chi sia il suo eroe non avrebbe alcun equivoco nel rispondere: “babbo”. Da qui, è deducibile come il portiere costituisca il vero rappresentante dell’eroe dei due mondi, il mondo reale in cui prescinde la professione esercitata e, il mondo del calcio, elettrizzante e decisamente meno benevolo del primo.

Riscontro analogo farebbe capo ad Aurora, figlia dell’estremo difensore empolese.

Tendiamo a rifarci a qualche celebre citazione di Jorge Valdano: “Ci sono molti modi di fare il portiere, ma nessuno è facile. Ci sono portieri che bloccano e quelli che giocano, esistono portieri showman e sobri, kamikaze e prudenti”.

Saluti

Ricordate quando nelle battute iniziali della descrizione, abbiamo puntualizzato “dai piedi buoni”. E’ risaputo, nel calcio moderno, perlopiù per chi ama praticare un gioco che possa essere apprezzato dai più, è necessario disporre di un guarda pali che funga da trequartista e che sia il primo portatore di palla nella costruzione di gioco.

Probabilmente, bisogna essere un po’ folli per esercitare il mestiere, altresì solitari per applicarlo. Da Higuita a Neuer, passando per Buffon, Dida e Julio Cesar, Tutti accomunati da uno spirito creativo, quanto più innovativo del ruolo in sé. 

“I portieri servono a evitare i gol e chi li evita con semplicità arriva ad essere un’artista”. Benji l’artista, dunque, inizia a calcare i campi da calcio vicino casa, più precisamente nelle giovanili dell’Empoli, per poi emigrare al Cuoiopelli e, infine, alla Sestese, passaggio fondamentale di una carriera già in ascesa, condita dall’esordio in Serie D nella stagione 2011/12.

Come anticipato, si tratterà di un momento cruciale della vita professionale del classe ’94 che, in seguito alle ottime prestazioni sfoggiate, non sarà esentato dal ferrato corteggiamento di compagini maggiormente blasonate. Atalanta o Siena, bivio essenziale di un percorso che si preserverà di essere fruttuoso, fin dai tratti iniziali. A spuntarla fu quella vecchia volpe di Giorgio Perinetti, che, nel saper riconoscere i talenti emergenti, non ha eguali. Una breve e, ultima sosta, in terra natia, in Toscana, per poi scorgere il sud da vicino, militando tra le fila del Palermo.

L’inserimento in Primavera e la conseguente promozione in prima squadra, al seguito di compagni del calibro di Stefano Sorrentino, Franco Vazquez, Paulo Dybala e Fabrizio Miccoli, tra gli altri, oltre al suo “compagno di merende” Andrea Belotti.

Una formazione da far stropicciare gli occhi che, però, non coincide con la consacrazione definitiva di un giovane Andrea, alla prima esperienza tra i grandi. 

“Il portiere dei campioni è l’uomo solo che aspetta”. Ha dovuto aspettare il “momento di gloria” lo stesso Andrea che fu mandato sempre in Sicilia, a Trapani questa volta, per “farsi le ossa”. Tre presenze in maglia granata e il famigerato ritorno in quel di Palermo.

Il momento arriverà per un predestinato come lui. A partire dall’esordio nel massimo campionato italiano, contro la Roma di Francesco Totti, a difendere i pali dalle avanzate di un attacco stellare, composto oltre allo storico numero 10 romanista, anche da Salah e Dzeko. 

Quell’anno sarà ricco di soddisfazioni dal punto di vista umano e professionale, ma vi sarà un istante in cui l’emozione sarà la chiave di ogni giocata compiuta: la gara contro il “suo” Empoli. Mai nemici per davvero. Da impeccabile professionista, il numero uno toscano dichiarerà: “Cercavo di isolarmi, ma era difficilissimo, mi piangeva il cuore”. Quell’Empoli era ad un passo dalla retrocessione e il cuore di Andrea iniziò a pulsare più velocemente.

Da lì, iniziò a girovagare, scoprendo l’Italia dal sud. Palermo, Cesena, Empoli e Spal ed una continuità di rendimento e presenze che decollava a fatica. Ma non chiedere ad un portiere di mollare, perché avrà sempre la famosa mano di richiamo a disposizione per respingere colpo su colpo.

Nel 2019, difatti, si trasferisce nel “cuore verde d’Italia”, a Perugia, divenendo uno dei massimi protagonisti della promozione in cadetteria per gli umbri.

“Vivono all’interno dell’area. In quella prigione dalle sbarre bianche, adagiate e friabili, hanno due mani di vantaggio sul resto della squadra, e per questo privilegio si vestono di un altro colore”. 

Si vestirà di un altro colore, il numero uno delle Aquile. Quel giallorosso che gli regalerà la promozione in Serie B della precedente annata, 2022-23, su cui i numeri non sembrano mentire: ventiquattro clean sheet e solo quindici reti subite in stagione.

Ora, il ritorno nel campionato cadetto e quella nota citazione a risuonare come un mantra. No, non dategli un mantello ma un paio di guanti e vi sentirete sempre al sicuro.

Portiere, supereroe o guardiano della luna non fa differenza. Ci pensa sempre Andrea “Benji” Fulignati.

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