Il Personaggio: Da Veroli a “Vero-Sì”

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“È un viaggio verso la consapevolezza che è il metro di misura della coscienza”. Tedua, Intro La Divina Commedia.

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Sarà, probabilmente, un viaggio verso la consapevolezza quello che porterà Davide Veroli in giallorosso, data una serie innumerevole di motivazioni plausibili che spingerebbero qualunque esperto in materia a considerare il giovane ragazzo, nativo di Ancona, uno dei migliori prospetti in circolazione.

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“Nell’apparenza stavo perdendo la mia essenza”. Non ci è dato sapere se il difensore, classe 2003, possa rintracciare alcuni tratti di sé tra le righe di questa strofa, quel che risulta visibile ad occhio nudo è che lo stesso Davide abbia trovato in campo la propria essenza.

L’essenza di colui che riesce mitigare il “vizietto” del gol degli attaccanti avversari, ma che difficilmente tende a privarsi del proprio, avendo siglato ben 5 reti nella stagione appena conclusa, per un totale di 28 presenze e 2402 minuti disputati nel campionato Primavera con il Cagliari di mister Matteo Battilana.

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“Non sono il king, sono il capo della ribellione”. In un mondo in cui è molto più diffusa la concezione del calciatore “influencer”, Davide Veroli è un ragazzo semplice, ascrivibile al capo della ribellione. Lo si percepisce quando lo spessore umano è analogamente collocabile a quello dello sportivo, lo si denota anche quando fuori dal rettangolo verde ci si confronta con chi racconta le vicende “di campo”. 

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Aveva 19 anni, lo stesso Veroli quando, in maglia Pescara, al termine di un pareggio ottenuto con il Siena, affermò con tale sicurezza: “Chi è pronto, gioca!”, alla sempre temuta domanda di chi gli domandava se a parità di “forza” dovesse essere “gettato nella mischia” un over o un ragazzo con un’età inferiore; a dimostrazione del fatto che maturità, consapevolezza e responsabilità sono le basi su cui la “colonna” Veroli poggia le propria fondamenta (considerando la statura del talento abruzzese, circa 185cm, e la struttura fisica longilinea).

Si parla di basi forti e robuste, come sottolineato da Davide, il quale raccontando della sua innata passione per il calcio, non può evitare di citare suo padre, nonostante “abbia giocato in categorie inferiori, lì dove si picchia e si fa la lotta”. Sarà stato ben istruito a far sportellate con gli attaccanti avversari.

Racconterà di aver iniziato a dare i primi calci nella squadra di quartiere ad Ancora all’età di 4 anni. Non solo, si mostrerà emozionato quando il direttore sportivo gli comunicherà l’interessamento del Pescara e non esiterà neppure quando lascerà casa per vivere in convitto con i suoi compagni di squadra.

Talento, fortuna, esperienza, impegno, costanza, coerenza. Quante volte se lo sarà sentito ripetere nelle parentesi a Pescara e Cagliari, quante volte avrà sentito parlare della combinazione mai scontata tra talento e fortuna, notevole per arrivare tra i cadetti, necessaria per calpestare i poderosi campi di B, utile per restare impressi nella storia; la stessa costruita grazie all’esperienza che, non sarà certamente la principale caratteristica di un giovane ventenne, ma che potrà essere acquisita attraverso “impegno, costanza e coerenza”, settimana dopo settimana, un allenamento dopo l’altro alla guida di mister Vivarini.

“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate nella scena”. Dotato di una buonissima velocità, non impiegherà molto ad entrare in scena. Tuttavia, non avrà alcuna perplessità nel far sì che l’oggetto rotondo di cui si è innamorato fin da bambino rimanga incollato sul suo piede sinistro (definendosi un sinistro naturale), ma avendo una discreta predisposizione anche all’utilizzo del piede destro.

Scorrendo online le riprese delle sue migliori giocate, noterete una sensibile precisione negli appoggi e nella gestione della palla con conseguente consolidamento del possesso.

Intelligenza tattica e capacità di adattamento identificabili anche nella regia lunga (i più affermati Bonucci e Bastoni fanno scuola), contando su un calcio potente e pregevole del pallone. Abile nel saltare la linea del “primo pressing”.

La duttilità di cui è dotato il difensore anconetano hanno fatto sì che gli allenatori di cui è stato a disposizione lo abbiano impiegato da difensore centrale (64 volte in totale), terzino sinistro (12 volte), schierandolo anche da mediano per ben 8 volte.

Caratteristiche, dunque, che miglioreranno e amplieranno i margini di miglioramento nel gioco aereo e nei contrasti.

Ascrivibile alla categoria del difensore laterale sinistro moderno, “braccetto” perfetto in una difesa a tre. Analizzando soprattutto lo scacchiere dell’allenatore giallorosso, il ragazzo avrà un bottino di pregevole fattura da cui partire per trovare la propria collocazione in campo, avendo anche, seppur per qualche spezzone di partita, interpretato il ruolo di esterno in una difesa a quattro. 

A livello tattico, la predisposizione offensiva della quale è dotato, lo spingeranno a sganciarsi dalla zona di campo occupato per accompagnare le trame di gioco della squadra. 

La personalità mostrata nelle precedenti esperienze in terra abruzzese prima e sarda poi, fanno di lui un prospetto accorto nelle uscite basse e nel lavoro sull’uomo e nello spazio, idoneo nelle marcature di chi ama andare “a prendere alto” il terminale offensivo avversario.

“Ti finisco la carriera, per me invece inizia un’era”. Sarà, indubbiamente, perdonato se alla vista del “bomber nemico” il buon Veroli avrà pensato “ti finisco la carriera”, chiudendo ogni possibile avanzata negli ultimi metri di campo, impedendogli di andare oltre la barricata da lui stesso sormontata, quasi a voler dire stanziare un segnale “divieto di transito”. 

“Per me invece inizia un’era”. Vero (che non è l’appellativo assegnatogli da chi condividerà lo spogliatoio con lui, ma più che altro il sostantivo maschile col quale si intende “Quanto corrisponde all’effettiva realtà delle cose”), inizia l’era Veroli a Catanzaro, nonostante la particolare formula con la quale il giovane difensore si trasferisce in giallorosso (formula del prestito con diritto di riscatto e controriscatto a favore del Club rossoblù. 

Non ci è dato ancora sapere, se non per mezzo di un auspicabile desiderio se quella di Veroli nel club di via Gioacchino da Fiore sarà l’inizio di una nuova era, come cantato da Jovanotti; sappiamo, al contempo, quali sono i mantra su cui il ragazzo farà leva nei mesi a seguire: “Duri a morire”, “Continua a lottare”, sono le principali affermazioni presenti sui propri social (profilo Instagram), rispettivamente in seguito ad una sconfitta e, successivamente, ad una vittoria, del suo Cagliari nel campionato Primavera 1

“Attraverso le avversità trovi la crescita”, “Finirà la notte più buia e sorgerà il sole”. L’animo carismatico di un giovane ventenne si riflette pienamente nel clima di una città ancora in festa (per via della promozione in B), travolta dalla curiosità di conoscere ben presto i suoi nuovi eroi a cui affidare le ambizioni e gli obiettivi di un’intera stagione.

La premessa è analoga e di comune denominazione, “Il meglio deve ancora venire”, come espletato dallo stesso Veroli e come avallato dal popolo giallorosso che nutre speranze e sogni, accompagnata dalle colonne sonori di sempre e, forse, anche dalle colonne difensive del presente e del futuro.

“Porto un pacco per la zona, è il mio album, fuori ora”. Conclude Tedua l’intro del proprio album attraverso brevi e coincisi termini; d’altro canto, vi è chi dentro al proprio album brama di scrivere altri versi memorabili, possibilmente su un rettangolo verde, tra le mura amiche e, dentro uno stadio che, non ospiterà un concerto, ma sinfonie dal valore inestimabile e di ineguagliabile significato nella mente e nel cuore di ognuno. 

Anche di chi in campo sarà granitico e roccioso, esattamente come Davide Veroli.

“Fuori ora”, sarà, dunque, il titolo del suo prossimo album.

Sì, avete ben capito quel che dirà agli avversari.

 

 

(FOTO: cagliaricalcio.com)

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