Il Personaggio: Jari, il “cinema” al centro del villaggio

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La chiesa al centro del villaggio. Un idioma incastonato nella cultura francese dove, da sempre, per “chiesa” si allude al concetto di “comunità”, il popolo, al di là della struttura architettonica in sé. Un’espressione poi presa in prestito altrove, un po’ ovunque, per intendere il momento in cui la normalità viene ripristinata, le cose vengono messe in ordine, così come devono essere.

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Jari Vandeputte da Gand, capoluogo delle Fiandre Orientali, in Belgio, è riuscito non solo a mettere la chiesa al centro del villaggio sui Tre Colli, ma a edificare proprio un… “cinema”! Quel “mamma cinema” divenuto proverbio, anzi, “massima di vita” dei supporters giallorossi, a suon di gol, assist e giocate sopraffine. Perché Vandeputte ha disseminato questo nel corso degli anni, sin dal suo arrivo a Catanzaro.

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Ecco, il talento era cosa evidente già allorquando indossò la maglia giallorossa per la prima volta (anzi, rossa con bordo bianco), nella trasferta di Como, in una trasferta di Coppa Italia nell’agosto 2021: un 2-2 ai supplementari, di una gara nella quale aveva dispensato due assist, uno dei quali da calcio piazzato e il secondo, strabiliante, dove fece fuori la difesa comasca incuneandosi tra le maglie lariane come una lama nel burro. “Questo è forte veramente”, pensammo tutti, intravedendo in lui qualità che poco avevano a che vedere con la Serie C.

Quell’antipasto estivo fece da prologo ad un avvio di campionato timido per la combriccola di Antonio Calabro, che collezionò scialbi pareggi senza guizzi, a parte la vittoria alla 1^ contro il Francavilla, sulla quale Vandeputte mise anche la firma. Da lì, poi, il ragazzo conobbe una fase di lieve flessione, comune all’intera squadra, mentre il tecnico via via perdeva il controllo della situazione, fino all’esonero, con l’arrivo in panchina di Vincenzo Vivarini e tutto ciò che accadde dopo: uno scossone, aria nuova, un gioco che iniziava a far parlare di sé.

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A beneficiarne, in primis, fu proprio Jari, libero di giocare a briglie sciolte, di scrivere, scarabocchiare e scompaginare i piani e creare lo scompiglio tra le difese avversarie, come un cavallo tra le fiandre. L’amarezza della semifinale playoff persa a Padova, il riscatto della stagione seguente e una cavalcata che lo vide protagonista, attirando l’attenzione dell’Italia calcistica, per i suoi innumerevoli assist che lo hanno posto sul tetto della C, proclamandolo assistman principe della categoria.

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Insomma, incontrare Vandeputte era una sentenza: un gol, una giocata, un assist, almeno una di queste tre cose (se non tutte e tre) erano consequenziali, erano la prassi, affrontando il Catanzaro. Ogni volta un “cinema”, una giostra verso cui strabuzzare gli occhi.

“Io so che, nei momenti di difficoltà della partita, posso contare sempre su Jari”, aveva confessato a più riprese, mister Vivarini, a microfoni spenti, proprio lui che ha facoltà di arrogarsi la paternità della (ri)nascita di Vandeputte. Non che questa rappresenti una notizia esclusiva, uno scoop, perché è sotto gli occhi di tutti. Sì, tutti, anche gli addetti ai lavori di altri club, magari di altra categoria. Le avances e le offerte per lui non sono mancate, né in estate né in questa finestra di mercato invernale.

Ma non poteva essere altrimenti per quello che, forse più di ogni altro, è l’uomo maggiormente rappresentativo del Catanzaro Calcio, al pari di Iemmello, che è figlio di questa terra. Vandeputte viene da lontano, è vero – e lontano è destinato ad andare, arrivando in alto – ma il suo nome resterà, comunque vada, legato alla storia dell’US, tra quei pochi eletti che hanno superato le cento presenze in giallorosso.

Vandeputte in ginocchio e braccia alzate

L’abbraccio col presidente e col dg, la targa, i sorrisi, gli occhi lucidi: nel venerdì sera di Catanzaro – Palermo, Jari ha ricevuto il giusto omaggio per questo traguardo. E non si possono che spendere applausi, ammirazione e affetto per un beniamino della città. Una città, nella quale ha posto il “cinema”, al centro.

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