Il Personaggio: Luca D’Andrea, un lampo sopra la città

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Come un lampo sopra la città (ti ho vista in un angolo). Non ce ne vogliano gli artisti andati in scena a Sanremo giusto una settimana fa, se per partecipare al Festival del talento di Luca D’Andrea, abbiamo trascurato qualcuna delle hit intonate sul palco dell’Ariston. Per tal motivo, l’ispirazione proviene da un pezzo proposto sul campo musicale di recente dal cantautore Calcutta, nel singolo “2minuti”.

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Scusateci nuovamente se sabato, proprio nel giorno della finale del Festival della canzone italiana, eravamo “paventati” da un lampo che si era abbattuto sopra la città (di Catanzaro). E’ vero, nel pomeriggio di Catanzaro-Ascoli, la pioggia ha fatto da protagonista sul “Nicola Ceravolo”, ma no, non è stato un lampo proveniente dal cielo a creare scompiglio. Più semplicemente, proveniente dalla panchina.

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Momento. Sappiate che il termine che maggiormente verrà citato nella descrizione sarà il sostantivo “lampo” e se, per pura casualità, saltasse il dubbio di cosa si voglia lasciar intendere con tale locuzione, la spiegazione non tarderà ad arrivare.

Lampo: “Luce abbagliante di brevissima durata ma di notevole intensità”. Ecco, nel tracciare gli estremi di quel che è accaduto sul terreno di gioco dal minuto 63 (coincidente con l’ingresso in campo dello stesso D’Andrea) fino al triplice fischio del direttore di gara, la narrazione potrebbe essere la seguente.

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Luce abbagliante. Quel che risulta innegabile all’occhio umano di qualunque appassionato e non, è che la nube grigia, tendente al nero, apparsa sul cielo dell’ex “Militare” per circa un’ora di gioco, per via delle condizioni meteorologiche, in egual maniera per il risultato maturato fino a quel momento (2-1 per i marchigiani), sia stata soppiantata dall’estro del ragazzo di Ponticelli.

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“… di brevissima durata ma di notevole intensità”. Che il tasto “on” sull’interruttore di Luca D’Andrea possa essere di breve o lunga durata, non risulta essere dato rilevante poiché solo il tempo potrà sancire con estrema certezza quanto il genio “contenuto negli arti inferiori” di chiunque pratichi questo sport, sia destinato a durare negli annali. Quel che sembra incontestabile è la durata prolungata delle propulsioni offensive e della frequenza con cui quest’ultime si siano ripetute, partendo dalla zona di competenza del classe 2004 di proprietà del Sassuolo.

E poi, per tastare con effettiva nitidezza la “notevole intensità” sopra citata, basterebbe porre il quesito ad uno dei difendenti bianconeri e comprendere, ad esempio, come l’autogol dello sfortunato Bellusci non sia frutto del caso, ma nasca da una serie di errori propiziati dal movimento ondulatorio delle gambe del talento neroverde.

D'Andrea

Più che descrivere il flusso di un lampo, sembra quasi di voler illustrare le fasi di un terremoto. Probabilmente perché il giovane Luca se lo sarà sentito ripetere spesse volte di dover trasparire “luce” e, quindi, di voler “trasformarsi” in altro.

“E’ forte, ma un pò troppo vivace. Siete sicuri di volerlo?” Ecco, diciamo che fin dalla tenera età, il fantasista giallorosso ha sentito dir cose decisamente meno piacevoli sul suo conto. In realtà, è proprio così che inizia la storia di Luca D’Andrea nel calcio “dei grandi”. Quando si fa riferimento a tale connotazione, vuol intendersi il passaggio del ragazzo dalle giovanili della Spal al Sassuolo, vera e propria “bottega” di talenti dei giorni nostri.

“Si, lo prendiamo”. Questa la risposta di Francesco Palmieri, responsabile del settore giovanile neroverde, certo delle innate capacità del giovane partenopeo nel destreggiarsi con la sfera rotonda. Possiamo ammettere che, in tal caso, tenderemmo a fidarci, vista la quantità di assi lanciati dalla società emiliana sui rettangoli verdi di tutta Europa. Quasi come una partita di poker.

Appunto, quasi come una partita di poker, meglio dire “come un film”.

Se il 17 settembre 2022 non avete memoria di dove eravate o di cosa stavate facendo in quei giorni scanditi dalla malinconia di fine estate, state tranquilli perché sarete ben presto messi al corrente. Era sabato, precisamente la settima giornata di campionato, vi aggiungiamo che il menu offerto dalla Serie A quella sera prevedeva un mai banale Torino-Sassuolo. Siamo sicuri che una nutrita percentuale di tifosi non abbia memoria di quella gara, se non fosse che sia stata risolta allo scoccare del minuto 94 in favore degli ospiti.

Magari, però, vi è qualcuno che quella data la ricorderà come la più bella della sua vita. No, non si tratta di qualcuno presente nel ristretto gruppo di appassionati neroverdi in trasferta a Torino quella sera, ma di uno dei ventidue titolari scesi in campo. Piccolo indizio: non sono i più “quotati” Pinamonti, Laurienté o il l’autore del gol, Alvarez, ma è proprio Luca D’Andrea ad essere attore principale di un film, il suo.

“E’ come vivere dentro un film”. Chiare ed essenziali le parole pronunciate a papà Antonio in quell’occasione. Cristalline verrebbe da dire, similmente all’estro di cui è dotato. Esatto, papà Antonio, il suo mito, nonché idolo d’infanzia… accanto a Lionel. Perché sei ami il calcio e sogni di svolgere questa professione a lungo, se indossi la casacca numero dieci e il tuo piede preferito è il sinistro, non puoi non sperare di diventare come Messi. E’ risaputo, l’azzurro partenopeo e quello argentino hanno, da sempre, un ottimo feeling.

Non a caso, la giovane carriera di Luca D’Andrea ha spiccato il volo con una maglia a strisce bianco-azzurre. Pur non trattandosi né di quella del Napoli neppure della Seleccion argentina, ma di quella della meno blasonata della Spal. Il mondo del calcio si accorge del potenziale di quel bambino che andava al San Paolo a vedere i gol di Edinson Cavani, in un match del campionato Primavera tra la “sua” Spal e il Milan. 2-0 per i padroni di casa, occhi lucidi di papà Antonio in tribuna, il quale aveva già fiutato le doti balistiche del “piccolo” Luca, altresì misto di incredulità e stupore tra gli addetti ai lavori, anche perché, in teoria, era infortunato! A riveder la seconda rete messa segno, quasi vorremmo smentire lo staff medico sulle sue condizioni fisiche.

La Spal e Ferrara, appunto, ambiente dal quale emergono, fin da subito, tali dichiarazioni: “Un ragazzo con i piedi per terra, sicuro dei suoi mezzi e attento a ogni dettaglio”. Quanto basta creare la ricetta adatta ad ogni tipo di cottura. Certo, probabilmente le dosi dovranno essere centellinate con cura perché il rischio che sia “troppo vivace” è dietro l’angolo.

La verità è che ogni bravo cuoco o meglio, ogni appassionato del gioco del calcio non ha interesse nel sapere se si tratti di “2minuti” (di cottura) o poco più, quel che conta maggiormente è che non si stia assistendo solo ad un lampo sopra la città, ma ad una “manifestazione notevole” del fenomeno. Che sia un fenomeno atmosferico o “calcistico” beh, lo scopriremo solo vivendo.

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