“È stato fastidioso essere etichettato come ‘giocatore falloso’, ma ancora posso crescere tanto”. Rispondeva così, ad una nostra precisa domanda, Stefano Scognamillo, nel corso dell’incontro con la stampa al Poligiovino i primi di ottobre (LEGGI QUI).
Già, non dev’essere stato facile scrollarsi di dosso questa nomea, ad onor del vero “guadagnata” nelle prime battute della sua esperienza a Catanzaro, dal gennaio 2021, visti i gialli che gli son stati sventolati, nel tempo.
Porte chiuse, la paura dei contagi da Covid che non accennavano a diminuire, una città che imparava a conoscerlo e apprezzarlo pur senza averlo visto dal vivo, un allenatore con tutt’altro credo tattico.
E deve molto a Vincenzo Vivarini, Scognamillo, evidentemente, sul quale i segni dei miglioramenti, costanti, sono evidenti come i tatuaggi che gli adornano il corpo. Un calciatore roccioso, puntuale nell’anticipo, difficile da aggirare nell’uno contro uno, presente in area avversaria. Ma non solo.
Il difensore giallorosso, fin dall’arrivo del tecnico di Ari, ha potenziato alcuni aspetti, divenendo un calciatore più “pulito” e meno irruente negli interventi, dimostrandosi anche giocatore di gamba, che non disdegna la sovrapposizione da braccetto, capace di leggere le situazioni, giocare campo alle spalle e suggerire preziosi palloni in verticale. E poi, il vizietto del gol, trovato più e più volte.
A ciò, si aggiunga quella che, forse, è la sfumatura più significativa: l’uomo che “precede” il professionista. Un ragazzo perbene, umile, dotato di grande personalità, mattatore dello spogliatoio e beniamino della tifoseria, con la risposta peperina sempre pronta, a far “sganasciare” compagni e addetti ai lavori, a telecamere spente.
Il derby con il Cosenza, che ha restituito un Catanzaro rigenerato dopo le tre sconfitte consecutive, ha servito diversi “antipasti” in un “Ceravolo” gremito, a fare da prologo. Tra questi, la consegna della targa celebrativa da parte del direttore Diego Foresti e del presidente Floriano Noto, come omaggio per le cento presenze con la maglia giallorossa, traguardo raggiunto da pochi altri, sui Tre Colli. Calciatori divenuti simboli.
E Scognamillo di questa piazza è già simbolo – ma da parecchio – al di là della splendida cavalcata che lo ha visto protagonista di un campionato stravinto, lo scorso anno, e lo sta vedendo uomo cardine del progetto, anche in una B riconquistata e che ha nel Catanzaro forse “la squadra più bella” del torneo, affermazione nella quale si è (finalmente) sbottonato Vivarini, domenica.
Leader giallorosso, simbolo di una tifoseria: Scognamillo è nella “hall of fame” della storia recente giallorossa.