“Conserva quei fogli di giornale: possiamo ricavarci un ‘cappello’ per ripararci dal sole! Mentre arrotolo il panino con la frittata nella stagnola, tu intanto prepara una busta di mandarini. Nel dubbio, portiamo anche un mazzo di carte, per passare il tempo prima della partita”. No, non è la “scaletta” di disposizioni elencata da Furio in “Bianco, Rosso e Verdone” prima di partire, né la lista di cose da portare per il picnic di Pasquetta.
Era semplicemente la consuetudine per le partite del Catanzaro. Per le partite di cartello, quelle attese, quelle che valgono una stagione, e lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, allorquando non vi erano seggiolini numerati. Talvolta, capitava che papà chiedesse alla persona seduta accanto (pur senza conoscerla): “Chiedo scusa, se ci stringiamo, può tenere l’altro mio figlio in braccio?” e questi accettava, volentieri, perché c’era la connotazione della semplicità, di sentimenti incontaminati.
Ed era così anche quel torrido 13 giugno 1971. Catanzaro e Brescia si trovano l’un contro l’altro a contendersi una fetta di spareggi, nell’ultima giornata del campionato di Serie B: mentre il Mantova approda direttamente in A, le due squadre, distanziate da un solo punto, si giocano la partita della vita, in poche parole. Appaiate in una manciata di punti, oltre ad Aquile e Rondinelle, vi sono Atalanta e Bari. Un vero e proprio mini-torneo.
Al Brescia (secondo in classifica) basta non perdere; il Catanzaro di Gianni Seghedoni, dopo la vittoria di Livorno, ha un solo risultato a disposizione per dar seguito a quel sogno che si materializzerà il 27 giugno. A precedere la partita, una settimana di autentica “passione”, di fibrillazione, bandiere e vessilli esposti in ogni quartiere: una piccola realtà del sud avrebbe portato in alto il nome della Calabria di lì a poco, riscrivendone la storia. Sette giorni al culmine dei quali lo stadio si presentava pieno già verso mezzogiorno, ore e ore prima del calcio d’inizio, fissato per le 17.00.
Vista l’importanza della sfida, equiparabile ad una finale, in via del tutto straordinaria quella domenica la RAI – che mandava in onda un tempo di una partita, settimanalmente – decise di trasmettere proprio il secondo tempo di quel Catanzaro – Brescia!
Una prima frazione di gara molto equilibrata, anzi, fu l’attaccante del Brescia, Virginio De Paoli (giunto dalla Juventus) a far tremare il cuore dei catanzaresi, colpendo una traversa sullo 0 a 0. Magari, se quella palla fosse entrata, avrebbe cambiato il nostro destino. Nel secondo tempo, però, Busatta al 55’ e Mammì al 61’, mettono la firma sulla partita: è 2-0 per i giallorossi, che scavalcano i bresciani.
Dunque, la gara decisiva per la promozione contro il Bari, a Napoli. E poi? La gloria. Iniziammo a camminare insieme ai giganti.
IMMAGINE IN EVIDENZA: Vignetta realizzata da Carmelo Silva
Alessandro Zaccaro