Non sarà mai una partita come le altre, Catanzaro-Juve Stabia, per Fabio Caserta, allenatore delle Aquile.
Forse – ci azzardiamo a spingerci nell’ipotesi – più sentita del derby coi Lupi, per il tecnico melitese, lui che ha guidato i rivali cosentini, nel passato recentissimo.
Ma proprio il passato ha scandito una tappa importante della sua vita, dai sapori molteplici. L’esperienza a Castellammare, da calciatore, capitano, fino ad appendere gli scarpini nel 2016; da vice-allenatore (come secondo del catanzarese Fontana) prima e da timoniere unico, poi, fino all’estate della pandemia.
Gioie, vittorie, la promozione del 2019 al termine di una grande cavalcata – insidiata dal Catanzaro di Auteri, nel girone di ritorno – ma anche la delusione della retrocessione dalla B, nel campionato successivo, con quarantadue punti ed un triste diciannovesimo posto.
Nel ripescare un ricordo, su tutti, dal baule del passato, una cartolina che rimanda a dieci anni fa: agosto 2014, debutto del campionato di Lega Pro 2014/15, la prima edizione di un’unica divisione che prese il posto delle soppresse “Prima” e “Seconda” divisione. Caserta tornò al “Ceravolo” con la fascia delle Vespe sul braccio.
Fu una settimana strana quella che condusse alla partita, con la Juve Stabia che sperava nella riammissione in cadetteria fino a pochi giorni prima, salvo restare disillusa. E ciò evidentemente lasciò un contraccolpo psicologico, perché gli stabiesi si piegarono al gagliardo Catanzaro di Moriero (poi rivelatosi un flop poche settimane dopo), offrendo una prestazione scialba.
Per la cronaca, il match finì 2 a 0 per i giallorossi, con reti di Biagio Pagano e Martignago. La Juve Stabia chiuse al quarto posto, l’US in un’anonima ottava posizione, dopo il drastico cambio di calciatori a gennaio 2015.
Fabio Caserta in verità torno all’ex “Militare” da avversario l’anno seguente, ma non fu schierato tra i titolari né fu lanciato in panchina. Quella dell’agosto 2014, resta l’ultima apparizione sui Tre Colli da calciatore della Juve Stabia.