Evoca tante sensazioni, nella mente dei catanzaresi, il Bari. Innanzitutto, il giorno di gloria del giugno 1971, che portò la Calabria intera nell’olimpo della Serie A, grazie ai colori giallorossi. Venendo a tempi più recenti, assume anche un sapore funesto, poiché richiama l’ultimo match di un campionato italiano prima della pausa forzata dovuta al nemico subdolo e invisibile: la pandemia, che costringerà il mondo in ginocchio, per almeno i successivi due anni.
E poi, frugando, dal cassetto dei ricordi di questa classica del calcio del Sud, vien fuori una cartolina opaca che richiama, a sua volta, ricordi non proprio strabilianti. Campionato 1987/88, 25^ giornata, esattamente il 20 marzo. Il Catanzaro di Vincenzo Guerini medita il ritorno in massima serie. A dirigere l’incontro coi Galletti, in quella domenica ventosa, Luigi Agnolin, arbitro dall’atteggiamento talvolta “indigesto”, va ricordato.
“Non basta il solito inossidabile Palanca, al Catanzaro”, commenteranno più tardi durante “Novantesimo Minuto”. Già, perché “Massimé” porta in vantaggio le Aquile sfruttando una strepitosa apertura di Bongiorni, al 36′. Bongiorni che, suo malgrado, diverrà protagonista del match, nel bene e nel male: prima sfiorando clamorosamente il raddoppio nella ripresa, senza riuscire a trovare la porta, sguarnita; poi, a cinque minuti dalla fine, commettendo il fallo da rigore (opinabile) che portò al pari dei biancorossi, con Perrone, dagli undici metri. In serata, poi, il dg dell’US Fabrizio Barsotti annunciò le proprie dimissioni, adducendo motivi personali.
Quel pareggio, sommato poi ad altre gare chiuse col segno “X“, finì incontrovertibilmente per incidere sul campionato del Catanzaro: la classifica, a fine torneo, reciterà “Bologna, Lecce, Lazio, Atalanta”, con i giallorossi proprio quinti, immediatamente dopo, a 46 punti.