Un aneddoto, un ricordo, una curiosità, sapori agrodolci, tra gioie e dolori: ogni partita rievoca un passato, recente o lontano, smuove qualcosa dentro di noi. Una cartolina. Attraverso un’immagine, che può declinarsi in una foto o in un estratto video, tireremo fuori dei ricordi legati alla partita di turno, a cominciare da quella imminente, contro la Feralpisalò, squadra che “si è fatta largo” (prepotentemente) nella storia recente del Catanzaro, come altro nome da annotare alla voce “playoff persi” insieme a quello di altri avversari.
Allora, cosa richiama, nella mente, la Feralpisalò? Certo, l’essersi incrociati lo scorso aprile, al termine di una stagione trionfale segnata da record a quali difficilmente qualcun altro si accosterà, ha sancito un passaggio temporale, dalla sconfitta alla vittoria: però l’eliminazione per mano dei Leoni del Garda, nel 2019, è un’amarezza difficile da dimenticare, sebbene ne sia passata parecchia, di acqua sotto i ponti.
Delusione che si esplicita tutta nelle lacrime di uno degli uomini più rappresentativi di allora, per lo spogliatoio e per la tifoseria: Giuseppe Figliomeni, un professionista perbene, con la saggezza del veterano e il carisma del senatore. La sua rabbia, la sua costernazione, subito dopo il triplice fischio di Catanzaro – Feralpisalò, in quel pomeriggio di maggio di oltre quattro anni fa, sintetizzava lo stato d’animo dei tifosi giallorossi.
Numeri alla mano, questa è la prima volta che le due compagini si affrontano in un campionato, al netto dei precedenti tra playoff e supercoppa di C, ma il club gardesano ha lasciato un solco, dunque, nella memoria dei catanzaresi, al pari di altre squadre che hanno buttato fuori il Catanzaro dai tanto agognati spareggi promozione.
Altri tempi, altri anni, sembrano passate addirittura “ere” e in cuor nostro magari è così. Ci si gira dall’altro lato pur di non addentrarsi in un pensiero negativo. Un momento che “vive” in questo fermoimmagine: il pianto di un calciatore che ha sudato la maglia, di un uomo che ha dato tutto, andato via da Catanzaro a malincuore nelle ore in cui si materializzava l’esonero di Grassadonia e il contestuale ritorno (il terzo) di Auteri, ma che porterà con sé, per sempre, l’esperienza sui Tre Colli.