Le voci dei calciatori che risuonavano in stadi vuoti, rappresentavano la consuetudine del calcio durante la pandemia. Eravamo abituati a spalti spogli, al “ticchettio” del pallone, alle urla degli allenatori dalle panchine, a ciò che provavano a dirsi, tra compagni di squadra, non così segretamente. Si percepiva tutto, dalla tv o da bordocampo.
La stagione 2020/21, culminata poi con il playoff perso contro l’Albinoleffe e con Antonio Calabro al timone, vide diversi lampi di un Catanzaro che, pian piano, col passare dei mesi, acquisì sempre maggiore credibilità, fino a consentire ai tifosi di sognare il salto di categoria. Sogno puntualmente disatteso, tuttavia. i giallorossi – nel ciclo del dominio della Ternana – non avevano certo l’obbligo di centrare la promozione già nel primo anno di “rifondazione”, con l’avvento di nuove figure in seno alla dirigenza e di una guida tecnica totalmente ricostruita. Partì tutto da lì. Il Catanzaro che ammiriamo oggi nacque da quelle ceneri.
E tra i lampi di quella stagione, la vittoria al “Renzo Barbera”. Nei precedenti tra i due club prevale del segno “X“, ma quel giorno di febbraio del 2021, gli uomini di Calabro riuscirono nell’impresa di espugnare Palermo, tra i cui ranghi figurava quello che sembrava l’astro nascente del calcio italiano, Lorenzo Lucca.
La gara d’andata, ebbe la sfuriata di Diego Foresti come epilogo: il neo dg annunciò il silenzio stampa, tuonando che la squadra sarebbe andata in ritiro dopo l’indecorosa prestazione contro i rosanero. Un pareggio ottenuto con un rigore dubbio a favore e in superiorità numerica, segnarono un momento delicato per le Aquile. Il ritorno, quindi, ebbe tutt’altra trama.
Il Catanzaro riuscì ad imporsi sul Palermo per 1-2: al vantaggio di Verna, autore di una repentina incursione solitaria in area al 27′, rispose dopo tre minuti Floriano, con uno strepitoso destro a giro dal limite, che pescò l’incrocio dei pali. Il gol del redivivo Martinelli – fuori dal progetto a inizio stagione, per poi essere “ripescato” e divenire uomo simbolo dell’US – regalò la vittoria alle Aquile, con un poderoso stacco aereo su calcio piazzato, all’80’.
E in quello stadio vuoto, come tutti gli altri impianti del mondo in quella fase storica non così lontana, riecheggiava la gioia dei giallorossi, per una vittoria importantissima.