Una fantastica avventura e di più non si potrebbe dire. Il risultato, benché pesante, paradossalmente è l’aspetto marginale. Il Catanzaro si congeda dai playoff, fermandosi alle semifinali, al termine di una cavalcata durante la quale ha riscosso il plauso e gli elogi degli sportivi italiani.
Il 4-1 maturato allo “Zini” di Cremona – si scrive l’epilogo della stagione, proprio nel posto che aveva fatto da prologo – pone in evidenza l’oggettiva superiorità della Cremonese e, in particolare, la stanchezza dei giallorossi, tra l’altro poco lucidi nella gestione della palla e nel trovare trame offensive. Agli uomini di Stroppa, il merito di aver interpretato il match in maniera impeccabile.
E la sintesi del match, anzi, della stagione, è tutta nello splendido striscione tributato dai ragazzi del tifo organizzato, a fine partita: un ringraziamento sentito per “una stagione da sogno”, che punta ad un futuro glorioso.
Nel post-partita Vincenzo Vivarini, pur amareggiato, fatica a parlare di calcio e riparte proprio da questa scena: la trama delle sue parole, sono gli elogi per i suoi ragazzi e la gente di Catanzaro. La sua gente.
“Un pubblico affettuoso e passionale – dice il mister, quasi commosso -. Ho ringraziato singolarmente i ragazzi per aver condotto un campionato di grande sacrificio, dando tutto”, osserva il trainer di Ari.
Poi, la breve disamina tattica: “Abbiamo affrontato un avversario di livello alto che, al di là degli undici titolari, in panchina ha una ‘squadra’ altrettanto forte – osserva -. Noi abbiamo cercato di partire forte e fare ciò che dovevamo, ma il loro impatto fisico è stato elevatissimo. Di conseguenza abbiamo faticato, andando in difficoltà, senza riuscire a rallentare il ritmo, per come spingevano. Occorre prendere atto della superiorità dell’avversario“.
Sì, Cremonese indubbiamente più forte e attrezzata, ma la delusione di Vivarini nasce dalla lettura di alcune situazioni e della gestione della palla: “Abbiamo perso un po’ di serenità soprattutto nel palleggio, che da sempre è la nostra forza – ammette -. Chiaramente la posta in palio era molto alta, non è facile ragionare in modo freddo e glaciale come abbiam fatto in tutto il campionato. Ecco, sono rammaricato perché potevamo fare meglio la fase di possesso“, aggiunge, indicando nella Cremonese la favorita per il ritorno in A.
Difficile, tra l’altro, individuare un fermo-immagine, un’istantanea che possa sintetizzare il sentimento che lega Vivarini al Catanzaro e alla città. Difficile…o forse no! “Il rapporto che ho con la squadra, la stima reciproca nello spogliatoio”, sottolinea l’allenatore delle Aquile, nel frugare tra le sue sensazioni.
Inevitabilmente, a questo punto è prematuro parlare di futuro, ragion per cui Vivarini schiva giustamente la domanda in tal senso: la delusione dovrà fare il suo corso e consumarsi, nei prossimi giorni, prima di sedersi a un tavolo per pianificare un qualcosa di comune.
Ma una fotografia, dunque, c’è: “Sono rimasto dieci minuti ai piedi della curva ospiti – rivela -. È uno spettacolo vedere questa gente. È la bellezza del calcio“.
Sullo sfondo, tra l’altro, il pensiero del primo cittadino del Capoluogo, Nicola Fiorita: “Un sogno solo rimandato. Ci siamo andati vicino, con cuore, passione, tecnica, leggerezza – scrive il sindaco di Catanzaro sui Social -. Non solo una squadra, ma una città, un popolo. Non finiremo mai di ringraziare il presidente Noto, mister Vivarini, capitan Iemmello e tutti i ragazzi e lo staff per una stagione indimenticabile”.
“E ovviamente la nostra impareggiabile torcida giallorossa che ha colorato tutti gli stadi della serie B con correttezza e generosità – conclude Fiorita -. Ci riproveremo il prossimo anno. E noi ci saremo sempre. Grazie Aquile”.