C’è chi la mette sul piano della scaramanzia. Taluni, su quello del pessimismo; talaltri, sono inguaribili ottimisti e volano con la fantasia. Quest’ultima, una chiave di lettura da non biasimare, però.
Già, perché nessuno deve privarsi del diritto di sognare. Gli ultimi anni sono stati difficili, tra progetti tecnici prima scarabocchiati e poi cestinati, a stagioni positive, ma culminate con disfatte playoff. Il tutto passando da contesti improbabili, paesi con poche migliaia di abitanti, campetti ai limiti della praticabilità e spalti in tubi innocenti.
Sono ancora vividi nella mente, le immagini che vedevano i calciatori seduti per terra (alcuni dei quali avevano poco a che fare col professionismo, bontà loro) perché erano arrivati al punto di non mettere insieme il pranzo con la cena, nel 2011, l’anno del fallimento sfiorato. E poi la retrocessione lambita, per due stagioni consecutive (2016 ad Ischia e 2017 attraverso il playout di Vibo), allorquando siamo riusciti a salvare capra e cavoli e dare vita ad una nuova era, durante la quale comunque non sono mancate sconfitte contro squadre mai più pervenute sulle prime pagine.
Ma è storia vecchia, della quale non serve parlare oltremodo. Tuttavia, le cicatrici aiutano a ricordare ciò che è accaduto. Portare addosso i segni della mediocrità, dell’anonimato (per quanto ossimorico possa sembrare), aiuta a non dimenticare, a fare in modo che certe cose non accadano nuovamente. La rinascita del Catanzaro, della Catanzaro sportiva, non poteva che avvenire congedandosi nell’unico modo possibile, dalla categoria che più ci aveva attanagliato per diversi decenni: riscrivendo la storia della serie C. E difficilmente qualcuno si arrischierà di porsi su quelle cime.
Aver trangugiato pane duro e raffermo, per troppo anni, non ha fatto altro che alimentare un’arsura desertica di rivincita: ed è normale, a questo punto, sognare in grande. Perché i presupposti ci sono tutti: società e tifoseria e poi le componenti staff e squadra. I presupposti, sì; ma c’è un tempo per tutto.
L’attualità, il presente, vede il Catanzaro in vetta al campionato di Serie B 2023/24 e sebbene sia consigliabile non fare voli con la fantasia, ogni bimbo ha il diritto di sognare di scambiare le figurine in classe e dire “Per Vandeputte devi darmi Leao e Lautaro Martinez”, o imitare l’esultanza di Iemmello, magari all’Olimpico.
Ma questi sono pensieri che torneranno utili per altri capitoli, per momenti futuri, si spera. L’oggi, vede in Catanzaro-Parma, l’inattesa sfida per la momentanea testa della classifica, in un “Ceravolo” nuovamente tutto esaurito.
Stimolo e arma in più, come sempre, sulla quale farà affidamento il gruppo di Vivarini, che alla vigilia ha evidenziato proprio l’importanza della gente, ai microfoni (LEGGI QUI). Di contro, Fabio Pecchia si è detto per nulla stupito del primo posto dei giallorossi (LEGGI QUI).
Quel che è facilmente intuibile, è che non vedremo atteggiamento attendista da parte delle squadre, ma la volontà di misurarsi a viso aperto, nel buon nome del gioco e del palleggio.
Nel 4-4-2 che il tecnico abruzzese disegnerà, davanti a Fulignati, architrave difensiva composta da Brighenti e Scognamillo, con Situm e Krajnc ai lati. Sulla destra, conferma per Sounas, mentre a sinistra come sempre sgaserà Vandeputte; in mediana Ghion e Pontisso. Iemmello e Basci, la coppia che guiderà l’attacco.
Calcio d’inizio alle 16.15, arbitrerà Aureliano di Bologna.