La vittoria di domenica non “certifica” e non sancisce nulla: il cammino del Catanzaro, verso la meta, è ancora lungo e sarà impervio.
Quel “+8” in classifica però pone l’accento su un dato inconfutabile, che non scopriamo certo ora: il Catanzaro è la squadra più forte, dell’intera Serie C. Lo è sempre stata. Indipendentemente dal tasso tecnico di questa squadra, di cui parla tutta Italia e non serve spendere altre parole, superflue, l’US è la più forte su tutti i fronti: proprietà, società, tifoseria. Una comunione d’intenti che ha origini lontane. Più forte (ed elegante) anche delle beghe da campanile di bassa lega, alle quali non si è mai abbassata, senza cedere a provocazioni da cortile da parte di alcuni.
Tuttavia occorrerà mantenere “umiltà e ferocia” come ribadito a più riprese dal mister Vivarini (LEGGI QUI), anche dopo il 4-0 sul Cerignola (che al “Ceravolo”, di “audace” ha avuto solo l’atteggiamento tattico). Intanto, ad avvalorare la truppa, un elemento che si appresta a divenire uomo-cardine, anche in chiave futura (facendo i dovuto scongiuri): è ormai un calciatore giallorosso Enrico Brignola, il jolly d’attacco di proprietà del Benevento che, dopo aver effettuato le visite mediche, si è aggregato ai nuovi compagni nel pomeriggio, per la sua prima seduta d’allenamento al termine della quale si è speso in saluti e selfie con i tifosi presenti a Giovino.
Un giocatore che aumenta il già elevato livello tecnico dell’organico, praticamente predisposto per un salto di categoria (ribadendo gli scongiuri di cui prima). Ciò che, ahinoi, al momento non è predisposto, è l’aspetto strutturale e logistico. In soldoni, stando a quanto dichiarato giorni fa dall’Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Catanzaro Raffale Scalise, servono circa 4 milioni per ottenere l’omologazione dello stadio, nell’eventualità in cui si dovesse disputare un campionato di serie B. Inutile dire che questa città non vive mica dei risparmi delle zie, quindi sarà difficile reperire tale cifra per intero. E le criticità sono tante, tra l’inadeguatezza dell’impianto di illuminazione e dei servizi igienici, oltre ai locali da adibire per le riprese televisive.
Capitolo spinoso, ovviamente, il terreno di gioco, per il quale urgono interventi drastici. Ammirevole il fatto che la società sia corsa ai ripari provvedendo ai teloni per ripararlo dalla pioggia, ma è comunque un palliativo, perchè come abbassare il livello del mare usando un bicchiere per togliere l’acqua. Domenica la squadra ha dato un’ulteriore prova del suo valore (collettivo e individuale), mantenendo il proprio credo di gioco pur dovendo destreggiarsi su un pantano: ciononostante, Ghion e compagni, sono riusciti a dialogare negli spazi con la stessa disinvoltura e qualità di palleggio. Però non si può certo continuare ad oltranza con soluzioni tampone, perché è necessario rifare proprio il sistema di drenaggio, scavando per almeno un metro di profondità. E quel che è peggio è che i tempi, vista la consueta lungaggine della burocrazia, sono inesorabilmente stretti.
Intanto le Aquile, con un Brignola in più (domani la presentazione alla stampa), preparano la trasferta di Messina: partita da non sottovalutare, come del resto tutte le altre, ancor più se consideriamo che i peloritani vengono da un momento positivo. Eppure non basta questa rondine per fare primavera in casa Messina, vista la frattura tra società e tifoseria che non accenna a diminuire, nonostante gli ultimi risultati.