Nel riportare le designazioni arbitrali e, nello specifico, quella per Catanzaro – Crotone, la scorsa settimana, avevamo titolato “Severità e molti gialli finora” nel far riferimento a Marco Monaldi (LEGGI QUI).
A parlare erano i numeri, inequivocabili, non era mica una previsione funesta né un attacco frontale: nelle quattro partite dirette nei tre gironi di serie C prima del match del “Ceravolo”, Monaldi aveva sventolato ben ventinove gialli, con una espulsione per somma di ammonizioni. Tuttavia, ci aspettavamo la pioggia, ma non la grandine. Perché, seppur ci si attendesse una linea rigorosa – per carità, comprensibile – suscitano perplessità (per usare un eufemismo) alcune decisioni prese dall’arbitro di Macerata.
Tralasciando gli spalti, in campo è stata un’autentica battaglia e in un certo senso era anche giusto che lo fosse, tenendo conto della posta in palio e del fatto che ambedue le squadre, trattandosi di un derby, volessero onorare al meglio le rispettive tifoserie.
Ne è venuta fuori una gara della quale si sono rotti gli argini presto e Monaldi, suo malgrado, è mancato in lucidità nella distribuzione dei cartellini, dimostrando di aver perso il registro già nel primo tempo, sanzionando perlopiù la squadra di casa. Perché in avvio, benché si desse per scontata – ripetiamo – una battaglia degna della sfida, i minuti antecedenti al match erano stati segnati da un clima tutto sommato tranquillo tra le squadre, con la vigorosa stretta di mano tra i due tecnici, all’insegna della cordialità e dei sorrisi, a fare da copertina.
Ma poi il signor Monaldi ha faticato a tenere in pugno le dinamiche nei novanta minuti (evidentemente coadiuvato non così bene dai suoi assistenti) e alla fine, ne sono comunque usciti tutti scontenti: il Crotone, nel post-gara, a recriminare per il gol non convalidato (giusta decisione da parte dell’arbitro, se non altro, vista la posizione di offside del giocatore rossoblu). Vivarini, invece, in coerenza con la propria linea e la propria eleganza, ha preferito sorvolare.
Una giornata storta, non per fare demagogia, può capitare a chiunque, come al più rapace dei goleador sbagliare un gol facile facile, a porta vuota. Ma ciò che lascia riflettere è, talvolta, l’atteggiamento di alcuni arbitri, specialmente in Lega Pro.
Vi è, spesso, l’erronea teoria secondo la quale autorevolezza sia sinonimo di autorità; autorità esternata attraverso l’uso improprio e non omogeneo dei cartellini. Ma ciò, il più delle volte, contribuisce a inasprire una partita, magari iniziata con spirito di collaborazione da parte dei calciatori, negli interventi e nelle proteste eventuali. Perché non è autorevole un professore che sciorina voti negativi e note sul registro di classe. Ma colui che sa farsi rispettare senza alzare la voce.
Le nostre parole non vogliono minimamente mettere in discussione le capacità di un direttore di gara il cui curriculum parla da sé. Però l’auspicio è che, soprattutto in certi appuntamenti, gli arbitri possano presentarsi al top della forma, dimostrandosi all’altezza della situazione.