Non ci sono paragoni – Il Corsivo

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Non ci sono paragoni. E anche se la citazione richiama il claim di un noto spot, facciamo riferimento al CatanzaroNon ci sono paragoni tra il Catanzaro e le altre squadre. Non ci sono paragoni tra il Catanzaro e gli altri club dei gironi A e B. Addirittura forse (anzi, senza il “forse”) non ci sono paragoni tra questo Catanzaro e le formazioni del passato recente, perlomeno dell’ultimo ventennio (facciamo anche trentennio).

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Nel dare uno sguardo oltre la siepe, prendendo ad esempio il posticipo del lunedì televisivo tra Feralpisalò – Pordenone (scontro al vertice di un campionato che vede in vetta un grappolo di pretendenti), emerge tutto il divario. La cifra tecnica è ineguagliabile, come quei bambini della scuola calcio i quali, disponendo di doti tecniche e atletiche, non giocano coi coetanei ma con quelli più grandicelli, come i Giovanissimi convocati per la partita degli Allievi. Come Pietro Iemmello, che con questa categoria non ha nulla a che vedere e lo dimostrano i gol che lo hanno portato a superare il suo idolo, Giorgio Corona. 

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Numeri a parte – dei quali si è a lungo disquisito, nei mesi – questa squadra… è una squadra. Una squadra sempre attenta, concentrata, umile, cattiva: lo si vede nella carica agonistica degli allenamenti, nel condurre una vita privata morigerata e tranquilla, nello scendere dal pullman e imboccare il tunnel che porta agli spogliatoi, in casa e fuori. Calciatori, uomini, proseliti che seguono alla lettera il Credo del proprio allenatore, che non si piega mai a facili entusiasmi, se non a qualche tenero e dolce sorriso accompagnato da un cenno di saluto, come fatto al “Menti” di Castellammare, dopo un roboante 1-4 che non ammette repliche, se non elogi.

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E gli elogi sono piovuti, dall’avversario anche (leggasi l’amministratore delegato stabiese Polcino nel post-gara LEGGI QUI). Mentre la Juve Stabia, nel limite del possibile, tentava di proiettarsi in avanti guadagnando metri e terreno – talvolta impensierendo, talvolta in maniera frenetica – i giallorossi giocavano praticamente in ciabatte, con l’atteggiamento cinico di chi “ti fa girare”, perché sa che con tre tocchi di prima, ti aggredisce nello spazio e punisce, più volte, senza sforzarsi oltremodo. Una vittoria “prepotente”, muscolare. Da Catanzaro. 

L’US Potrebbe star qui a specchiarsi come il Narciso di Caravaggio, ma non appartiene alla sua mentalità: c’è un’altra partita da preparare, un’altra partita da vincere. Avversario l’Avellino (reduce dalla terza sconfitta consecutiva) che, dopo aver meditato di andare in ritiro per preparare la trasferta in Calabria, non avrà Kanoute – ex che ha saputo far male al Catanzaro tra campionato e Coppa, quest’anno – appiedato dal Giudice Sportivo per due turni (LEGGI QUI).

Il capitano Martinelli

E se mister Rastelli e l’esperto portiere Pane invocavano compattezza, in casa giallorossa ci si è proiettati alla partita di sabato contro gli irpini, una sfida dal sapore antico, alla quale, però, non si sa se prenderà parte Martinelli: il capitano giallorosso, tra le colonne di questo spogliatoio, è alle prese con un disguido muscolare sulla cui entità non ci si è ancora sbilanciati. Sebbene il condizionale sia d’obbligo, è probabile che il difensore salterà il match, ma Vivarini, che alla vigilia della Castellammare parlava di “problemi di qualità e non di abbondanza”, potrà contare sul rientro di Brighenti e su un organico che ha assimilato talmente tanto i concetti tattici al punto da poter giocare indipendentemente dagli interpreti. 

Perché questa è una squadra. Le altre? Non ci sono paragoni

 

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