Non così. Non in questi termini, ma soprattutto – ci venga consentito – non con queste tempistiche. Perché, ammettiamolo, determinate cose le avverti da subito e magari le covi dentro, nel tempo. Settimane o mesi non lo si sa, ma la scelta di andar via da Catanzaro, da parte di Vincenzo Vivarini, non è di quelle che si partoriscono così, dall’oggi al domani.
Quindi, molto probabile che per individuare l’origine della sua decisione – senza entrarne nel merito – manifestata con fermezza martedì 11 giugno nel chiuso di via Gioacchino da Fiore, occorra risalire a chissà quando.
Sempre enigmatico e abbottonato, dal sorriso talvolta indecifrabile, il mister. Una persona che non ha mai perso garbo e pacatezza nel modo di porsi, ma – senza offesa, rinnovando pur sempre stima e affetto – riteniamo siano state sbagliate le modalità, evidentemente.
Una interlocuzione mai veramente aperta: la decisione di lasciare Catanzaro per altri lidi era stata già presa. A nulla son valsi i tentativi della proprietà di farlo desistere: né eventuali ritocchi sull’ingaggio, né le garanzie sul rafforzamento dell’organico.
Insomma, bastava dirlo all’indomani di Cremona, o comunque metabolizzata l’eliminazione playoff nel giro di qualche giorno. Invece la società si trova a metà giugno priva dell’ossatura di base, senza allenatore e direttori.
Ma la serenità del presidente Floriano Noto, all’esterno dell’Auditorium “Casalinuovo”, incoraggia e non poco, benché palesemente deluso per l’epilogo della storia.
“Il presidente Ceravolo diceva di chiudere accordi e acquisti con una stretta di mano. Io invece ho capito che oggi i contratti ‘non contano’, purtroppo”, ha detto il numero 1 dell’US dal palco, durante l’undicesima edizione del Premio “Nicola Ceravolo” (LEGGI QUI), chiaramente avvilito in questa sua allusione.
Ecco, non è stata l’unica allusione del presidente, tra le cose dette alle telecamere: ha parlato di “sedi opportune“, senza specificare ma lasciando sottintendere che, qualora le parti non dovessero trovare un punto d’incontro per risolvere il rapporto, la palla si sposterebbe in altri ambiti.
Presumibilmente si potrebbero imboccare le vie legali, ipotesi che auspichiamo venga scongiurata, proprio per non “macchiare” due anni splendidi, due anni di vittorie e record, durante i quali l’impatto umano ha giocato una componente essenziale.
Fatto sta che, chi vorrà garantirsi Vivarini al timone (il Frosinone o qualunque altro club) dovrà sborsare una cifra, un indennizzo: vige ancora un contratto che lega l’allenatore di Ari al Catanzaro Calcio e la proprietà farà giustamente leva sulle carte scritte.
Stessa cosa nei confronti del ds Giuseppe Magalini, il quale pare avesse un pre-accordo con l’US, sulla base di un rinnovo per altri tre anni.
In ogni caso, quel “piano b” a cui ha fatto riferimento il presidente, ieri pomeriggio, si ritiene possa attuarsi entro l’avvio della prossima settimana, perlomeno per ciò che riguarda la figura dirigenziale, una volta salutato Diego Foresti.
Capitolo direttore sportivo, dunque. Sfiorato appena Matteo Lovisa (giusto il tempo di un pranzo, giorni fa), blindato – pare – dalla Juve Stabia, ci si è lanciati a capofitto nella ricerca della figura adibita a prenderne le redini, a due settimane dall’avvio del calciomercato.
Sullo sfondo, prenderebbe quota – ma occorre sempre volare basso e usare il condizionale, per carità – Alberto Aquilani, con il quale era logico ammiccare vicendevolmente, strizzandosi l’occhio.
Il trainer romano non ha mai fatto mistero della sua attrazione verso il progetto Catanzaro e, in particolare, verso il modus operandi di Vivarini, ritenuto forse più un maestro che un collega.
Parole di stima rinnovate sia a dicembre che ad aprile, nei due incroci tra Catanzaro e Pisa, in occasione dei quali l’ex calciatore di Roma e Milan aveva avuto modo di prendere contatto (anche visivo) con la passione del popolo catanzarese. Certo le pretendenti non mancano, com’era normale che fosse.
Sebbene il presidente Noto abbia smentito (da “prassi”), il profilo di Aquilani è quello maggiormente attenzionato dall’US, soprattutto in virtù del fatto che il tecnico lavorerebbe nel solco della continuità tecnico-tattica tracciata dal Catanzaro.
In poche parole, i presupposti per il matrimonio vi sono tutti e sono tangibili. Con la speranza, però, che Vivarini e Noto prima di tutto, possano lasciarsi con una stretta di mano, senza rancore.