Non solo il cuore, anche le idee. E dovranno farsene una ragione i detrattori, pronti a sentenziare con l’indice della scomunica sul loro pergamo in marmo, se il Catanzaro ha fornito delle risposte positivissime, a tratti sorprendenti.
Sorprendenti non perché non ce le si attendesse, ma è pur vero che, al netto delle assenze, Fabio Caserta aveva ridisegnato un 3-5-2 “di necessità, virtù”, poiché il sistema che ha in mente (per il quale si sta lavorando in sede di mercato) è dichiaratamente il 4-2-3-1. Nonostante l’emergenza, un grande Catanzaro.
E questa scelta (imposta dalla contingenza) ha pagato subito e non contro “chicchessia”, bensì al cospetto di una squadra retrocessa dalla Serie A e collaudata per farvi ritorno immediato. No, i giallorossi non si son dimostrati gracili e con le gambe tremolanti, ma gagliardi, consapevoli e, ribadiamo, con le idee chiare e un’identità che andrà via via forgiandosi.
Perché Vivarini è un capitolo chiuso (indimenticabile e con infinita gratitudine) ma non si può non fare i conti col presente e col futuro. Un presente che, ad onor del vero, aveva visto delle perplessità insinuatesi dopo il capitombolo di Empoli e la precedente magra figura con la Juve Next Gen. Perché è sbagliato criticare preventivamente ed ergersi a bastian contrari, mentre è legittimo aver nutrito della preoccupazione vedendo le recenti uscite.
Aspetto sul quale aveva posto l’accento lo stesso tecnico, Caserta, in sala stampa, elogiando il pubblico nonostante un pre-campionato senza risultati (benché non abbiano rilevanza) e senza prestazioni idonee (LEGGI QUI). Invece la gente di Catanzaro ha fatto il suo dovere, sostenendo e spingendo la squadra, riscuotendo ammirazione dagli addetti ai lavori, ancora una volta.
Un atteggiamento coriaceo ma ragionato, quello dell’US, che prende spunto dal credo tattico assimilato in questi anni – e così vicino a quello di Caserta, sia chiaro – ma con delle sostanziali differenze. Non si tratta più di quel fraseggio “io a te, tu a me; io a te, tu a me”, temporeggiando in modo da attirare e “stanare” l’avversario che viene in pressione, ma di un gioco più in verticale, verso la porta, come ammesso anche da un calciatore cardine come Pontisso (LEGGI QUI).
La squadra ha fondamentalmente dominato nell’iniziativa ma soprattutto non ha accusato il colpo una volta incassato il gol di Mulattieri: i ragazzi non si sono disuniti anzi, a parte la defaillance avvertita nei sei/sette minuti successivi, si sono ricompattati e hanno risposto alla grande, tornando in campo agguerriti, rimettendola subito sui binari giusti e sfiorando anche il 2-1.
Insomma, fosse arrivata la vittoria – indipendentemente dal rigore fallito da Laurienté – non si sarebbe certo urlato allo “scandalo”, tutt’altro. A specificarlo, infatti, lo stesso allenatore ai microfoni.
Un sistema di cui Iemmello è sempre più portabandiera, capitano coraggioso, simbolo in campo e fuori, a tratti imprendibile con la sua ex squadra nel venire a giocare basso senza dar riferimenti per guidare i compagni: a prescindere da chi arriverà, è lui la vera garanzia.
Intanto la squadra si è ritrovata al Poligiovino per riprendere i lavori e rimettere la Juve Stabia nel mirino, con un Demba Seck in più (LEGGI QUI) e in attesa di Cassandro dal Como.