Il Catanzaro ha imparato a sognare. Una città intera sta sognando, ragionevolmente, per l’autentica impresa fin qui scritta dalle Aquile. L’emozionante vittoria contro il Brescia, nel Turno Preliminare, si incastra in quel processo di crescita naturale che ora non conosce limiti né intravede orizzonti. È giusto che sia così.
E adesso, a questo punto della stagione, numeri, pronostici, quelli che erano gli obiettivi iniziali per le quattro squadre arrivate in semifinale, non contano nulla. A sottolinearlo – non per convenienza, ma come constatazione – lo stesso Giovanni Stroppa, tecnico della Cremonese, avversaria al “Ceravolo”, domani sera (LEGGI QUI), per questo “round 1” che, nell’ottica dei centottanta minuti, vede i lombardi godere del potenziale vantaggio dettato dal piazzamento in classifica.
L’obiettivo, quindi, è continuare a sognare, prolungare il più possibile questo percorso – parafrasando le parole del mister – del post-Brescia (LEGGI QUI). Vincenzo Vivarini, che è tornato a parlare, alla viglia della semifinale coi grigiorossi, ospiti a distanza di un mese. Ma stavolta c’è molto di più in palio.
Anche stavolta, poco su cui lavorare, visti i tempi ristretti e i dettami tattici incamerati nei mesi: “Non c’è nulla da dire, ormai serve solo mettere in campo il lavoro di un anno – annuncia da subito il mister, ai microfoni del Poligiovino -. Tutt’al più, ci siamo focalizzati sul recupero delle energie dopo i supplementari, cosa che avremmo preferito evitare. La squadra però ha risposto con compattezza, quindi sono sereno”.
Quanto agli interpreti, non dovrebbero esserci stravolgimenti sostanziali rispetto all’undici che ha eliminato le Rondinelle: Fulignati c’è, Situm no. Ipotizzabile che il croato possa esserci nel match di ritorno, allo “Zini”, dove tra l’altro la prevendita sta polverizzandi i tagliandi del settore ospiti.
Quanto agli avversari, il copione potrebbe essere diverso rispetto a quello recitato il mese scorso, poiché il trainer si attende “una squadra che partirà forte, uomo contro uomo”: “Difendono in modo diverso dagli altri e l’ultima volta ci siamo adattati al loro lavoro – spiega Vivarini -. Chiaramente siamo abituati ad avere tanti minuti di possesso, ma contro di loro non lo fa nessuno e domani sarà un’altra partita”.
Inutile, a questo punto, focalizzarsi oltremodo su quelle sbavature palesate sabato sera: “Certo, siamo abituati a giocare meglio di quanto fatto col Brescia, ma sono partite cariche di tensione, i ragazzi ne risentono – ammette -. La stessa cosa potrebbe accadere alla Cremonese, che parte favorita proprio come noi contro il Brescia, ma sono gare tutte da giocare! Allora se facciamo ciò che siamo abituati a fare, possiamo lottare fino alla fine”.
“Siamo stati capaci di ribaltarla dopo essere andati sotto due volte – continua l’allenatore abruzzese -, dimostrando un’unione di squadra fuori dal comune, giocando per la maglia, per i colori, per la città e questo ci dà tanta energia. Non voglio pensare agli aspetti negativi, preferisco trarre semmai energie da quella gara per ripartire forte contro la Cremonese, con umiltà, applicazione e determinazione”.
A proposito di energie – mentali, più che fisiche – ad uscirne rigenerati sono Brignola e Donnarumma: “Ho sempre creduto in tutti, anche quando poteva esserci qualche problema nel rendimento – sostiene Vivarini -. Li abbiamo ‘recuperati’ pienamente, sono pronti a fare benissimo, ma occorre sostenere sempre tutti i ragazzi”.
Sì, evidentemente è la coesione l’ingrediente alla base del “Vivarinismo”, ed è questo che è emerso anche al cospetto delle big, sulla carta più attrezzate: “Nel calcio non c’è un valore assoluto, non vince per forza chi ha i migliori giocatori! Poi prevalgono le idee, il cuore – evidenzia – e noi abbiamo tirato fuori altri valori”.
Una città intera sarà pronta a spingere la squadra, anche domani sera, per poi “traslocare” (col pensiero, per chi non potrà farlo fisicamente) a Cremona, tra pochi giorni. E l’ardore dell’ex “Militare” sarà ancora l’elemento traino, sebbene Vivarini sia sempre imperturbabile, col suo aplomb, anche durante gare del genere.
“Cerco di restare lucido per avere la capacità di essere sereno nel leggere meglio le situazioni in campo e dare indicazioni – rivela, a proposito del suo atteggiamento in panchina -. Non è facile restare calmi nell’atmosfera del ‘Ceravolo’, per l’entusiasmo sugli spalti! Un qualcosa che solo qui si può vedere“.