Il Cavatore, il ponte Morandi (secondo in Europa ad arco unico), la seta, molto altro. La città di Catanzaro vive fulgidamente nei suoi simboli, nella sua gente. Una città nella quale la vocazione per lo sport, il calcio – inteso come ascensore sociale – è tra le colonne portanti della sua tradizione. E gli Ultras Catanzaro sono un simbolo del Capoluogo. Uno di quei simboli che si rifà ad una certa sacralità. Elemento sacro, sì, ma che si rinnova quotidianamente, come la linfa di un albero e i suoi germogli.
Tante generazioni sono “germogliate” sui gradoni della Ovest e in giro per lo Stivale, in mezzo secolo di storia. La storia di una città tanto nobile quanto, talvolta, vituperata, che assume sfumature antropologiche, socioculturali: gli UC 1973 sono a tutti gli effetti storia, cultura: il “pallone” c’entra forse marginalmente, si tratta stile di vita. Portare nel cuore e sulla pelle i segni della catanzaresità, da cinquant’anni, celebrati in una duegiorni di cerimonie, colori e vibrazioni, racchiusi nel moto “Oldies but Goodies”. Sensazioni forti.
Perché ha una bellezza inenarrabile poter dire “io c’ero”, essere testimoni di un cambiamento nel corso delle “epoche”; ma ancor più bello è scriverla, la storia. Gli Ultras Catanzaro, in tutti questi anni, hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia del movimento ultras nazionale. Una antologia proposta in un weekend trascorso – per via della sosta dei campionati – lontano dal “Ceravolo”, lontano da quel tempio che tornerà a splendere proprio per il derby della Calabria, domenica prossima, contro il Cosenza.
Partendo dalla tensostruttura installata in Piazza Prefettura, sono stati i rivoli del centro storico a rappresentare il cuore pulsante del tifo organizzato giallorosso, sostenuto immancabilmente dai rappresentanti delle tifoserie gemellate, che hanno potuto, ancora una volta, respirare i profumi della nostra terra. E la tensostruttura si è fatta teatro, al suo interno, di tantissime iniziative, fin da ieri, venerdì 17 novembre, tra musica, l’esposizione di cimeli storici, intrattenimento e momenti di approfondimento e dibattito.
A dare il “via” ufficiale alla festa, la mostra fotografica sui cinquant’anni firmata da Romana Monteverde, l’esibizione di street art di Sonny Procopio e, a fare da sfondo, l’esposizione di materiale ultras curata da Fabio Corea, oltre a quella su maglie e cimeli giallorossi per mano del Museo del Catanzaro Calcio.
Confronto e riflessione, dunque, durante la conferenza dal titolo “Prospettive Ultras nel Terzo Millennio tra repressione e globalizzazione”, alla quale hanno preso parte il primo cittadino, Nicola Fiorita, e il patron dell’US, Floriano Noto, nel portare i loro saluti principalmente in qualità di tifosi, al di là degli incarichi che rivestono nel quotidiano. Nel prendere parola, il sindaco ha posto l’accento sull’importanza del ruolo che gli UC hanno ricoperto nel tempo, nell’accogliere intere generazioni e contribuire sensibilmente alla loro crescita, da uomini.
Da par suo, il presidente Noto, nello spendere parole d’affetto per gli ultras – fondamentali nel trascinare la squadra in casa e fuori – ha ripercorso le tappe salienti della strepitosa cavalcata delle Aquile dello scorso anno, soffermandosi su quelle che sono le priorità attuali: un campionato tranquillo, magari con una salvezza ottenuta senza patemi, valorizzare i giovani, con un occhio ai bilanci. La cucina con i prodotti tipici locali e lo spettacolo dell’artista Ivan Colacino, hanno quindi fatto da corollario.
Questo sabato, quindi, fin dalle prime ore del mattino, un ampio ventaglio di appuntamenti ad avvalorare la giornata: la performance del settore giovanile della Invictus Boxing Club e gli incontri pugilistici IBA, per arrivare poi, ad uno dei momenti più attesi e sentiti, la coreografia–corteo che ha attraversato le vie del centro partendo da Piazza Matteotti, a cui hanno preso parte moltissime famiglie, con bambini, chiunque avesse un vessillo da esporre e una bandiera da sventolare. A suggello, la premiazione delle tifoserie gemellate, che ha fatto seguito alla proiezione del documentario celebrativo, per poi aprire le danze grazie al concerto dei Meat for Dogs ed al dj set.
Per ogni bimbo catanzarese che sogna di diventare calciatore, un giorno, ed esultare sotto la Massimo Capraro, ce n’è un altro, che in quella curva sogna di tenere il megafono, una bandiera, un fumogeno. Perché è bello sognare di diventare l’attaccante delle Aquile, ma è ancor più bello dire “Papà, portami in curva, portami nella Ovest”.
Pingback: Lor signori - Il Corsivo - Il Traversone