Buffon, Thuram, Fabio Cannavaro, Veròn, Crespo, Enrico Chiesa, ma anche Gilardino, Mutu e Adriano e potremmo star qui un’altra mezzora ad elencare tutti coloro che sono diventati campioni (qualcuno pallone d’oro), partendo da Parma.
Una delle squadre più forti e rappresentative della Serie A di fine anni ’90 e primi anni 2000, passata nelle mani di Scala, Ancelotti e Malesani (re di coppe, tra gli altri) all’epoca in cui in Italia vi erano le “sette sorelle” che si equivalevano e se la giocavano e non la carestia regnante nel presente, tra mediocri e talenti che scappano, richiamati dal tintinnio degli spicci. L’ultima realtà italiana a vincere l’allora Coppa UEFA (tre le cui firme in finale, appariva anche quella di Vanoli, attuale allenatore del Venezia).
Un ciclo breve ma intenso, quello del Parma, finito nel tempo, tra fallimenti in aule di tribunali e rettangolo verde, con l’essere una nobile decaduta, provando l’onta dei dilettanti nel 2015. Da lì la rinascita, progressiva (guidata dal catanzarese Corapi, tra l’altro), fino al ritorno tra le grandi nel 2018, senza riuscire tuttavia ad assestarsi stabilmente, per poi tornare in cadetteria.
Per i ducali, oggi, il ritorno in A è mera formalità, se non attesa che l’aritmetica faccia il suo corso. Proprio come ci si attende che seguano il corso naturale della cose le ambizioni di Kyle Krause, che ne detiene la proprietà (precisamente il 90% delle azioni) dal settembre 2020.
E aver affrontato un sodalizio così blasonato, con simili trascorsi, può solo rappresentare un motivo d’orgoglio, soprattutto per quelle matricole atterrate in Serie B solo quest’anno.
È il caso del Catanzaro, che si presenterà al “Tardini”, nel giorno di Pasquetta, di certo non da “matricola” ma da club attrezzato, ambizioso e sbarazzino, forte delle sue consapevolezze, delle sue qualità. Per questo Parma-Catanzaro è da ritenersi a tutti gli effetti big match di giornata.
Le Aquile di Vivarini, dopo aver osservato tre giorni di (meritato) riposo, che hanno fatto seguito al prezioso punto colto al “Rigamonti” di Brescia, avviano i lavori in vista della trasferta emiliana, comunque preceduta dalla sosta per le nazionali (che priverà il tecnico della presenza degli azzurrini Ambrosino e D’Andrea).
L’obiettivo di questa lunga parentesi, durante la quale sarà importante non perdere il ritmo – ecco perché si rende necessario un test sul pallone, nel weekend – oltre a tornare sulle sbavature evidenziate contro le Rondinelle, sarà monitorare giornalmente i segnali di Ghion, rientrato dal periodo di cure trascorso a Cesena.
Tutto per fare in modo che il play mantovano, finora sostituito egregiamente da Petriccione, possa comparire nell’elenco dei convocati per l’1 aprile prossimo.
Nel frattempo, i crociati sono messi in riga dal condottiero, Fabio Pecchia, che non vuol proprio sentir parlare di promozione acquisita, sull’esempio di quello che è stato l’atteggiamento adottato saggiamente da Vivarini lo scorso anno, quando il salto del Catanzaro era cosa fatta da tempo: “Dobbiamo meritarcela”, ha rammentato l’ex “vice” di Real Madrid e Newcastle dopo la vittoria sulla Feralpisalò, noncurante del +9 registrato sulla terza in classifica, a otto giornate dal termine.
Già, perché il Parma non ha certo sfoderato una delle sue migliori performance, al “Garilli”: “Zero calcoli, pensiamo alla prossima”, ha sottolineato Pecchia. Sì, “zero calcoli”, e questo, ovviamente, è il comune denominatore che lo avvicina alla linea di ragionamento di Vincenzo Vivarini.