Pochi metri, ancora, e il sogno sarà realtà. O magari, volendo esporsi con maggiore realismo, quello del Parma più che sogno era obiettivo perseguibile, come logica conseguenza di quanto costruito nel tempo. Perché questo Parma è frutto del lavoro (e delle sconfitte) perpetrato nei mesi e tutte le componenti sono congeniali al salto di categoria.
Proprio come il Catanzaro che ha stravinto la Lega Pro, lo scorso anno: ecco, ogni cosa era al suo posto ed ogni cosa era costruita per vincere. Però guai a parlare di percentuali e “giochi fatti” con Fabio Pecchia: il timoniere dei cruciali vuole tutti sul pezzo ed il pensiero comune deve convergere solo sul campo, sull’avversario di turno. E nient’altro.
L’avversario, appunto: una squadra che ha levato da tempo l’etichetta di “sorpresa”: “Occorre solo esprimere complimenti per quanto fatto dal Catanzaro e da Vivarini – premette l’allenatore del Parma -. Un lavoro di continuità nel tempo, che ha generato un’idea, un’identità. Quindi non è assolutamente una ‘sorpresa’, perché ha dimostrato fin qui il proprio valore”.
Umiltà predica l’ex vice di Real Madrid e Newcastle, contro un Catanzaro che potrà aver cambiato alcuni interpreti, ma non la propria filosofia: “Nel tempo sono migliorati – prosegue Pecchia -, sono cambiati alcuni uomini, ma non lo stile! Rispetto al 5 a 0 dell’andata è un altro tempo, ormai, perché si tratta di due squadre che vogliono giocare a calcio”.
Ponendo l’importanza della congiunzione “città e squadra”, il mister dei ducali si mantiene abbottonatissimo e preferisce fare pretattica sulle eventuali scelte che lancerà tra quarantotto ore al “Tardini”, considerando coloro che rientrano dagli acciacchi e dagli impegni con le nazionali: “Fino alla fine mi porterò dietro dei dubbi”.
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