“Calcio d’agosto” direbbero i più, eppure quando si perde fa sempre male.
Specie se la sconfitta matura con un passivo piuttosto pesante. Elemento di cui tener conto: il risultato, il punteggio, è marginale. Così come occorre prendere con le dovute cautele, senza spiccare voli pindarici, i risultati tennistici delle precedenti sgambate, pur arrivate in allenamenti con compagini di categorie dilettantistiche. Il Catanzaro cade nel primo (e unico, per questo pre-campionato, escludendo ovviamente la gara di Coppa col Modena) test probante contro una squadra di pari categoria, l’ambizioso Gubbio dell’ex Piero Braglia, che quest’anno avrà tutte le ragioni (e le qualità, si presume) per dire la propria nel girone B e magari puntare a qualcosa di sontuoso. Quel Gubbio che si è appena assicurata dall’US le prestazioni di Vazquez e, nella più classica (e brutale) “legge dell’ex”, proprio l’argentino si è tolto la soddisfazione di scrivere il proprio nome nel tabellino dei marcatori. No, non è il caso di parlare di “sassolino” perché poche settimane fa era sotto gli occhi di tutti il saluto di “commiato” dell’attaccante di San Martin che a malincuore si è congedato dai Tre Colli, abbracciando virtualmente una tifoseria che lo ha accolto e per la quale lui comunque ha dato tanto.
Non deve generare facili entusiasmi una vittoria così come non occorre cedere al disfattimo (in auge a Catanzaro, negli ultimi anni, al primo pareggio casalingo!) dopo una sconfitta: anzi, ben vengano risposte del genere, ben vengano “ceffoni” sul campo, che possano destare da alcuni concetti e dare gli spunti per apportare dei correttivi, adesso che vi è il tempo per farlo, sebbene incomba l’inizio del torneo: è chiaro, domenica sera, quando al “Ceravolo” verrà il Picerno, non ci aspettiamo certo il Catanzaro superficiale visto ieri pomeriggio sul campo del Park Hotel Mancini di Roma Sud contro gli umbri; tuttavia l’auspicio è quello di assistere ad una gara nella quale i giallorossi, pur imbrigliati nelle gambe com’è legittimo che possa essere (per tutti), possano condurre dall’inizio. Perché le sconfitte e le delusioni di queste due stagioni (con la pandemia a fare da sfondo, rendendo tutto anomalo aprioristicamente) che portano il nome di Albinoleffe e Padova, hanno insegnato una cosa, su tutte: sono le intenzioni e la volontà a muovere i progetti, indipendentemente dalla propria caratura tecnico-tattica. Elemento non di poco conto, il fatto di aver mantenuto l’ossatura della squadra, una “colonna vertebrale” che ha vissuto quelle sconfitte e ne avrà fatto tesoro. Uomini che, per questo, avranno da indicare la strada maestra a chi è arrivato solo da poche settimane, per trasmettere un sentimento preminente: la rabbia, la voglia di rivalsa e di dire “stavolta tocca a noi” perché questo, pare, inappellabile. Adesso tocca al Catanzaro, senza espedienti.
Ed è dunque la rabbia, la determinazione, a muovere le intenzioni di chi ha concluso un percorso in ginocchio e vuole e deve rialzarsi, deve iniziarne un altro da concludere in modo diverso.
“Questa partita ci insegnerà l’umiltà con cui dovremo scendere in campo, ma la realtà vera è questa”, diceva ieri Vivarini al termine del match: ecco, questo è il leitmotiv che dovrà muovere le intenzioni della squadra e prepararla per l’esordio di domenica. E la si dovrà fare sul serio. E là non sarà possibile sbagliare, da subito.
Cosimo Simonetta