“Speravamo che piovesse, ma non che grandinasse”, commentò una volta Alcide De Gasperi.
Facendo nostra questa celebre citazione – forse incautamente e per questo ce ne scusiamo – potremmo dislocarla su un piano che più ci riguarda da vicino: la questione relativa ai tempi di consegna dei lavori di adeguamento del “Ceravolo”, inevitabilmente connessi all’inizio del campionato di Serie B che, ad oggi, rischia seriamente di slittare. Ed è più di una ipotesi concreta.
Parliamo chiaramente, senza fronzoli: era (ed è) nell’interesse dei catanzaresi (proprietà e tifosi) un qualche ribaltone in seno a Lega, tribunali e compagnia cantante, per quanto riguardava le incresciose situazioni di diversi club, tra ricorsi ed eventuali riammissioni o ripescaggi. Così, giusto per dilatare i tempi, anche di una settimana.
In poche parole: i prevedibili “giri” della Giustizia (Sportiva prima e Ordinaria poi) e dei vari gradi di giudizio, avrebbero consentito di lavorare ulteriormente in serenità, per consegnare entro la seconda decade di agosto – appena in tempo per la prima di campionato – un ex “Militare” rinnovato e adeguato ai criteri imposti dalla Lega B. Insomma, prima di arrivare ad una sentenza definitiva e inappellabile, Catanzaro avrebbe osservato le vicende dalla finestra, ultimando i lavori dello stadio senza affanni, per la gioia di tutti.
E fin qui, dovremmo esserci. Quel che non era previsto (ecco, quindi, “la grandine”) era la piega grottesca – ma non stupisce più di tanto, ahinoi – che sta assumendo il contesto, ancor prima dell’inizio.
Il verdetto del Collegio di Garanzia del Coni di lunedì sera (LEGGI QUI) ha generato un “terremoto” paradossale: al momento non è dato sapere quante e quali squadre prenderanno parte al campionato 2023/24, né quando si inizierà! E ciò è reso ulteriormente bizzarro, dal fatto che la scorsa settimana si siano già varati – frettolosamente? – i calendari! A ciò si aggiunga l’estromissione del Lecco (con il Perugia pronto a rientrare) che rende il tutto più confusionario.
Fatto sta che l’estate sarà calda, caldissima, non per la colonnina di mercurio, ma nelle aule di tribunale. E, ripetiamo, non è la prima volta: il caso Entella, del 2018, fa giurisprudenza. Una delle tante – importanti – conseguenze, il fatto che gli addetti ai lavori si trovino limitati e titubanti nelle operazioni di mercato, specie per quanto riguarda le squadre coinvolte nel caos: va da sé che, accordi magari già presi, non possano essere formalizzati e ufficializzati.
Eloquenti erano state le parole del presidente della FIGC Gabriele Gravina, giunte dopo il Consiglio Federale dello scorso 7 luglio, il quale riteneva “doveroso aspettare qualunque forma di giudizio in modo di partire con organici completi”. Occorrerà allora attendere il verdetto dei ricorsi al TAR di Reggina e Lecco, che si discuteranno il 2 agosto.
Ad un mese esatto da quello che dovrebbe (doveva?) essere l’avvio del campionato, la Serie B annovera 18 partecipanti e l’obiettivo è quello di non stravolgere il format a 20 squadre, come lo stesso ds del Catanzaro, Giuseppe Magalini, invocava pubblicamente qualche tempo fa e, su questa scia, anche tutte le altre società.
Eppure, poniamo un caso plausibile: le sentenze di TAR e Consiglio di Stato in seguito (tra il 2 e il 29 agosto) potrebbero “confermare o ribaltare tutto” (come direbbe Alessandro Borghese). Lo scenario, nel caso in cui dovessero cambiare le carte, addirittura potrebbe condurre ad una B con 21 o 22 squadre!
Nel frattempo, sempre “sul chi va là”, Reggina e Lecco, ma anche Perugia e Brescia che spingono per tornare, stanno in questa terra di mezzo.
Morale della favola: difficilmente ad agosto inizierà il campionato. Verosimilmente, se si dovesse partire a settembre, preventivabile aggiungere in calendario altre tre turni infrasettimanali.
Ma siamo sempre nel calderone delle ipotesi. Perché nelle estati del calcio moderno, può accadere tutto e il contrario di tutto.
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