Una passione che non si può spiegare – Il Corsivo

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Non si può spiegare. Una passione che non trova eguali, più forte di tutto, che porta a fare continuamente sacrifici, sottraendo tempo a famiglia e lavoro, ma che si esplicita nel diffondere amore verso gli altri, sugli altri.

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Amare una città, ostentarne con fierezza i colori in giro per il Paese, è una dote di natura (di questo si tratta) che non si impara dai banchi delle elementari, ma nasce e si sedimenta dentro, nel proprio animo e, il più delle volte, si tramanda di padre in figlio.

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La città di Catanzaro ieri ha festeggiato il debutto in Serie B, nel proprio stadio (finalmente), dopo quasi un ventennio: sul campo una vittoria strabiliante, contro un avversario che non più di tre mesi fa calcava San Siro o l’Olimpico. Lo Spezia si è dovuto inchinare alle Aquile, patendo un 3-0 che difficilmente dimenticherà. E i catanzaresi tutti, da par loro, difficilmente dimenticheranno la notte del 30 agosto, il ritorno in scena del Catanzaro.

Perché il Catanzaro, sì, torna in scena, su palchi prestigiosi… ma gli Ultras Catanzaro 1973, la scena, l’hanno sempre avuta e non importa se questo è avvenuto ad Agrigento o a Udine, a Melfi o a Cremona. Loro ci sono sempre stati. Loro vincono sempre.

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I veri protagonisti sono stati proprio i ragazzi della Ovest, in omaggio dei quali Vivarini e tutti gli attori intervenuti ai microfoni nel post-partita, non trovavano parole né aggettivi per definire il loro apporto, la loro vicinanza. E il tutto fin dal pomeriggio, dal suggestivo corteo che si muoveva, come un’unica colonna unita, affascinante, tra le vie che conducevano all’ex Militare. Cori, striscioni, fumogeni, bandiere: la parte più bella di una città nobile e talvolta vituperata è proprio questa. La gente che la popola, le gente che si sacrifica per la squadra.

Ci sarà da soffrire, c’è una serie B da onorare e difendere, con l’auspicio di levarsi delle soddisfazioni e attirare l’occhio di bue mediatico nazionale – dando seguito a quanto fatto già lo scorso anno – ed è per questo che uno stadio gremito, una spettacolare Massimo Capraro, saranno la colonna portante alla base del cammino dei giallorossi.

Perché gli ultras ci saranno sempre. Perché son fatti così.

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