Sì, il Catanzaro si è rimboccato le maniche e si è rimesso a lavorare. Non certo oggi, ma già nell’immediato post-partita del “Garilli”. La crisi d’identità – non solo di risultati – impone di virare e far ritorno alle origini.
Per carità, sullo sfondo, i punti raggranellati fin qui dalle Aquile consegnano comunque una posizione di classifica che equivale a 2/3 del lavoro da portare a compimento: l’obiettivo salvezza era e resta vicino, lì, a pochi metri. Non sposta nulla la sconfitta contro la Feralpisalò. Ma genera non poche perplessità il modo col quale la caduta si sia materializzata, dato l’avversario.
Eppure, la non eccelsa caratura dei Leoni del Garda, non è mica una diminutio, sia chiaro: ok, la Feralpi non brilla certo per spessore tecnico e faticherà a salvarsi, ma occorre dare atto agli uomini di Zaffaroni – che da quando è subentrato ha apportato dei miglioramenti – di aver impostato la partita in maniera impeccabile. Esattamente come avrebbe dovuto fare il Catanzaro.
“Pazienza” e non frenesia, organizzazione e manovra semplice, aggressione sul portatore, per poi colpire nei momenti topici: ecco la partita dei verdeblu. Il Catanzaro è stato “tutto” in un giro palla infruttuoso e sconclusionato, con un attacco inconsistente e una difesa schiacciata, messa alle corde, che allontanava i pericoli annaspando, oltre a concedere (nuovamente) una conclusione di facile lettura dal limite dell’area (il gol dell’1-0), senza accorciare con grinta.
No, non è solo un problema di interpreti, ma di atteggiamento, ancora una volta privo di quella malizia e di quella cattiveria necessarie per barcamenarsi in cadetteria e uscirne indenni. Perché a volte non serve persistere con la scherma: magari è consigliabile deporre il fioretto e impugnare il machete, come fanno gli altri.
Piuttosto eloquente il fatto che, inoltre, gli attori principali continuino ad essere gli splendidi protagonisti della promozione in B, provenienti da una categoria più giù, quindi: i giovani di belle speranze giunti in estate hanno deluso le aspettative (non tutti, certo) e, chi avrebbe dovuto conferire esperienza e spessore, è venuto meno. Ma va bene, rientra tutto nel novero delle eventualità non remote e gli errori consentono di porre rimedio.
Non è il caso di essere drastici, draconiani o sentenziare presunti fallimenti tecnici con l’indice della scomunica, nossignore. L’US naviga in una classifica in previsione della quale, se solo ce lo avessero prospettato ad agosto, avremmo messo la firma, perché è pienamente in linea con l’obiettivo: zona playoff (attenzione: abbiamo usato la parola “zona”, spingersi a progettare dell’altro, al momento, non serve) e salvezza non distante, a gennaio.
Gennaio, sì, il mercato. Salutati gli esuberi fuori rosa, abbracciato il ragazzo prodigio che ha spiccato il volo (Katseris) e accolto Antonini, chiamato a dare manforte ad un pacchetto difensivo perforato pure troppo ultimamente, c’è da limare qualche altra casella, individuando profili funzionali.
Un altro con la valigia in mano, sembrerebbe Dimo Krastev, talento suo malgrado inespresso sui Tre Colli, che ha potuto racimolare soltanto un paio di apparizioni, in predicato di andar via proprio come era arrivato: non lo si conosceva prima, non lo si conosce ora, per cui esprimere un giudizio risulta impossibile.
Per il nazionale bulgaro, una volta rientrato alla Fiorentina, la casa madre che ne detiene il cartellino, proprio la Feralpisalò dovrebbe essere la destinazione, sempre in prestito. Nelle ultime ore, poi, sono salite le quotazioni di Jacopo Petriccione del Crotone per la mediana, fintanto che Ghion prosegue nel lavoro di recupero in quel di Cesena. Tuttavia, si dovrà restare ancora alla finestra.
Intanto, la truppa si è ritrovata al “Ceravolo” (stessa cosa farà domani mattina) in vista del match casalingo col Palermo, che venerdì sera dovrà fare a meno dell’uomo più rappresentativo: il bomber, nonché il capitano, Matteo Brunori, squalificato (e multato LEGGI QUI).
Il “bomber” sì. Vale per Brunori, vale per Iemmello, vale… per Gigi Riva. Colui che forse passerà alla storia come il prototipo perfetto del centravanti, se n’è andato ieri, squarciando il cielo. “Rombo di tuono”, che a Catanzaro ha realizzato un gol con il suo Cagliari in una gara di Coppa Italia di fine estate ’69 (l’anno che avrebbe condotto i sardi allo storico scudetto), se n’è andato così, lasciando nello sconforto gli appassionati di sport e gli amanti di un pallone che non esiste più.